Quando
pensiamo a un modo per staccare la spina da una quotidianità che ci schiaccia,
il primo pensiero va al viaggio. Ho sempre creduto che fosse inutile fuggire se
la prigione è dentro di noi, ma negli ultimi anni mi sono dovuta ricredere.
Allontanarsi
fisicamente dai luoghi in cui viviamo un disagio, ci permette di prendere una
distanza dal disagio stesso, come se fosse circoscritto a quella particolare
area geografica. Eppure, a onor di logica non dovrebbe essere così, la nostra
vita ci segue dappertutto.
E invece quando saliamo su un’aereo, su un treno o facciamo
il pieno all’auto e andiamo via, sembra che tutti i problemi svaniscano, o per
lo meno siano meno pesanti di quanto sono normalmente. Il solo fatto di fare la
valigia,che per me è un rituale, fa tirare grossi sospiri di sollievo, come se
sapessimo dentro di noi che a breve saremmo “liberi”, almeno per un po’.
Quando
usciamo dai confini della nostra “comfort zone” geografica i fili che ci
tengono legati a situazioni difficili da gestire si allentano come per magia. Respirare
l’aria di un’altra città o , per i più fortunati, di un altro paese, dà una
sorta di ebbrezza che rende tutto più semplice.
La
prima volta che mi sono realmente soffermata a “sentire” il grande potere che
ha il viaggio è stato in Egitto, tanti anni fa, di fonte a un tramonto generoso
nei colori e potente nell’energia.
La mia vita si è srotolata davanti ai miei
occhi come la bobina di un film, e tanti interrogativi che avevo a “casa” hanno
avuto una risposta. Ho visto chiaramente i problemi alla base di certe situazioni e altrettanto chiaramente ho
visto le soluzioni. Lontana dal coinvolgimento emotivo e dal’interazione
continua con persone che anche nel bene volevano aiutarmi, influenzando però le
mie scelte con il loro punto di vista, ho capito cosa fare. Ho messo da parte i
consigli non richiesti, la manipolazione sottile di chi voleva controllare non
solo la sua vita ma anche quella degli altri, il desiderio di trattenere
qualcosa che in realtà avrei dovuto lasciare andare tempo prima e ho tirato una
bella riga.
Ho
respirato a pieni polmoni l’aria profumata di quella magica terra e ho lasciato
che quel potere agisse attraverso di me, liberandomi da una zavorra ormai
troppo pesante.
Da
allora, il viaggio per me è un’opportunità,
e ho imparato ad usare il suo potere anche nei brevi spostamenti, come nel
tragitto casa-lavoro. Isolo un pensiero e lo diluisco nello spazio, nella
distanza fra la partenza e l’arrivo, e lo faccio decantare, come si fa col
vino. Quando sento che non è più carico di emozioni, che sono quelle che ci
distolgono dalla realtà delle cose, lo guardo, e la soluzione viene a galla,
come se aspettasse solo di essere vista.
Il
fatto poi di muovermi fisicamente da un posto all’altro mi permette di entrare
in sintonia con l’energia del luogo. In terre vulcaniche ho sentito fortemente
l’energia della terra e del fuoco, una sensazione indescrivibile di potenza e
impotenza allo stesso tempo, di non essere nulla rispetto a quello sui cui
poggiavo i piedi. Sulla vetta di una montagna innevata, con l’aria tagliente
che screpolava la pelle e bruciava gli occhi, ho sentito la mente sgombra,
vuota, come se l’immensità del paesaggio intorno a me avesse fatto piazza
pulita di ogni pensiero. E su una barca in mezzo a un mare cristallino, mi sono
sentita semplicemente libera, al sicuro e grata.
Quando
ci allontaniamo dai nostri problemi li vediamo con più chiarezza, come se
uscissimo da una nebbia fitta. E questa nebbia è il non staccare mai la testa
da quegli stessi pensieri che vorremmo risolvere, il parlarne in continuazione
caricandoli di ansia, aspettativa e paura, dar loro il potere di gestire la
nostra vita quando dovrebbe essere il contrario.
Ecco
allora che il viaggio ci viene in aiuto. Ci stacca da quell’agonia continua e
ci permette di respirare un po’, mostrandoci non tanto la soluzione, che si
manifesta comunque la maggior parte delle volte, ma un modo più sano per
affrontare le situazioni, e ci dona gli strumenti per muoverci più agilmente
nella vita.
Il
viaggio mentale, che tutti facciamo a seconda delle necessità, aiuta, ma è quello
fisico che dà le risposte. Noi siamo corpo e mente, e se la seconda a volte ci
inganna e seduce mostrandoci realtà distorte, il primo la rimette al suo posto,
tagliando quei fili che ci legano nostro malgrado a situazioni scomode che non
vogliamo vedere realmente.
Ecco
perché è importante secondo me spostarsi fisicamente dai luoghi in cui si vive.
Può sembrare folle la cosa, lo capisco.
C’è chi potrebbe dire:”i problemi non si risolvono andando a fare un giro!”.
Infatti è così, ma fare un giro schiarisce le idee, ossigena il cervello, ci dà
un attimo di respiro, e magari in quell’attimo si accende la lampadina, e una
nuova idea viene partorita, e magari è quella giusta per tirarci fuori dal
guado. Magari non succede nulla, ma perché rifiutare la possibilità che invece
qualcosa possa cambiare?
La
nostra mente è come una coppa piena che ogni tanto va svuotata. Non possiamo
elaborare nuovi progetti se il nostro contenitore è pieno di quelli vecchi, e
non possiamo fare spazio a nuove idee se i cassetti della nostra mente sono
pieni di cartacce ormai da buttare.
Dobbiamo
fare spazio, e per farlo ci viene incontro una cosa che facciamo tutti i
giorni, senza consapevolezza però, il viaggio!
E’
un viaggio non solo la vacanza al mare o in montagna, ma la passeggiata a piedi,
il tragitto verso il lavoro, qualunque situazione ci sposti fisicamente da un
luogo all’altro.
E la ciliegina sulla torta è il silenzio, il silenzio dentro
di noi, quello stato che si crea quando i pensieri vengono zittiti, e l’unica
voce è quella del nostro cuore che ci fa sentire fisicamente ciò che vogliamo
davvero. E la soluzione arriva.
Ma
per questo ci vuole un po’ di allenamento, coraggio, disciplina,umiltà e
qualche volta una buona dose di sana onestà.
Buon
viaggio anime in cammino!
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