domenica 26 giugno 2016

Buen Camino...



Camminare è un po' come nascere e come morire,si è soli in quel momento.
Si è soli ad ogni passo che si fa, con la fatica, i pensieri, la meta da raggiungere e le cose da lasciare lungo il cammino. Un frate ha raccontato una bellissima storia sul Cammino di Santiago, una di quelle che non si trovano nei libri e nemmeno su internet, perchè tramandata, come le storie e leggende di una volta. Si narra che moltissimi anni fa, nel medioevo forse, la tradizione concedesse ai carcerati rinchiusi in Francia la possibilità di tornare liberi dopo essere arrivati a Santiago de Compostela a piedi, incatenati gli uni agli altri. Le condizioni di allora erano terribili, non c'erano posti dove fermarsi per rifocillarsi un po', dormire, riposare, mangiare un pasto caldo, e la maggior parte di questi carcerati moriva lungo il cammino. Venivano quindi liberati dalle catene e i sopravvissuti incatenati di nuovo l'uno all'altro per continuare il cammino verso la libertà. Arrivati a Santiago, dopo mesi di fatica, sofferenza e speranza, i sopravvissuti vedevano spezzare le loro catene, e potevano di nuovo assaporare il sapore inebriante della libertà.
Questo è il significato profondo del Cammino di Santiago.
Quello che ho ricevuto da questa esperienza è stato molto di più di ciò che mi aspettavo.
Quando ci si allontana dalle situazioni che si vivono ogni giorno, le si vede con maggiore lucidità, come fossimo spettatori di un film in cui i protagonisti siamo noi.  Il cammino di Santiago è stata l'esperienza più bella della mia vita, dopo la nascita di mio figlio. Quello che ho realizzato e compreso profondamente va oltre quello che razionalmente si può credere. Il cammino era diviso in tappe, e sapevamo che ogni giorno dovevamo raggiungere quella successiva per poterci riposare, ricaricare e prepararci mentalmente per quella dopo. Ci sono stati momenti in cui ho pensato di non farcela. I continui sali scendi, il peso dello zaino sulle spalle, un ginocchio fuori uso, mi hanno fatto temere il peggio in un paio di occasioni.
Sapete però cosa è successo? Che nonostante le avversità, le difficoltà, il dolore e la strada che sembrava a volte non finire mai, ad ogni tappa ci sono arrivata. Il pensiero di non rispettare la mia tabella di marcia mi mandava in bestia. Non potevo fallire, non volevo, era il mio viaggio, la mia prova, volevo farcela, volevo vincere la mia sfida.
E ho vinto.
Nei momenti di riposo la mente tornava a bussare, e il film della mia vita si srotolava davanti agli occhi. Dopo giorni di osservazione, la grande crisi, il momento di rottura che pensavo sarebbe arrivato, ma non sapevo quando. Un fiume di lacrime, la mente impazzita, le paure che affioravano insieme, e la sensazione della sconfitta, non reale però. La mia mente si stava ribellando al processo di liberazione che era iniziato dentro di me. Ogni sorta di ricordo, immagine, ferita, dolore, parole mi ha avvolta come in una camicia di forza, per tenermi legata , imprigionata, schiava di situazioni che non mi appartenevano già più. Sono stata in quel vortice per un po', quando all'improvviso una voce dentro di me ha semplicemente detto :" NO.
Ho deciso in quel preciso istante di non volere più ciò che mi rallentava, che mi feriva, che mi imprigionava. Ho realizzato di essere LIBERA, sempre. Libera di accettare o meno le situazioni, le persone e tutto ciò che incrocia il mio destino.
Ho scelto la mia felicità, quella più semplice, più pulita, ho scelto la mia libertà, ho scelto ME. Questa semplice constatazione ha messo a tacere la mia mente, quella camicia di forza si è sciolta ed è caduta a terra, le immagini sono diventate ciò che io desidero per me, le parole quelle che voglio sentirmi dire e che dirò. So che tutto va bene, sono al sicuro sempre, posso scegliere in ogni istante cosa vivere e come viverlo.
Il Cammino mi ha insegnato che se vuoi raggiungere un obiettivo hai tutte le risorse per farlo, anche se la strada è difficile e piena di trabocchetti. Ho imparato che a volte scegliere un'altra strada permette di vedere paesaggi molto più suggestivi e inaspettati, anche se si allunga un po' il tragitto, e nei momenti di massima difficoltà arriva sempre un aiuto, non siamo mai soli.
Il valore umano e spirituale di questa esperienza è qualcosa di grandioso. Un viaggio dentro al viaggio, sai da dove parti, forse sai dove arriverai, ma è il tragitto la grande avventura.
E a Muxia, luogo sacro per i gitani, e mistico per tutti gli altri, seduta davanti all'oceano che si infrangeva contro gli scogli ho formulato le mie intenzioni, ho affidato alla forza delle onde il mio fardello più pesante, e ho spezzato le mie catene.

Fate il vostro cammino ogni giorno. Non è necessario andare a Santiago per ritrovarsi. Certo, quell’esperienza ha in sé qualcosa di magico e inspiegabile ma il vero viaggio è dentro sé stessi.

Buen camino anime libere…

domenica 19 giugno 2016

Correre...




Mia nonna diceva sempre che chi nasce tondo non può morire quadrato, e mio padre mi ripeteva sempre che “nella vita è meglio pentirsi di aver fatto male che pentirsi di non aver fatto”.
 Io chiaramente ho utilizzato questi e altri detti come alibi per giustificare le bravate commesse per seguire la mia indole, libera e selvaggia, che  mi porta spesso a vivere situazioni non sempre facili da gestire.
La domanda che mi sorge spontanea è questa: “Come si fa a fare pace con se stessi e ad essere amici della propria indole invece di subirla ?” L’accettazione di sé è davvero la chiave che apre la porta del nostro castello ?
Siamo talmente abituati a giudicarci, criticarci, sentirci impotenti di fronte alle prove della vita che perdiamo di vista il potere che abbiamo nel dare alle situazioni la direzione che vogliamo.
Se abbiamo un’indole mite, il nostro dono è sicuramente quello di affrontare la vita con un atteggiamento rilassato e paziente, cosa che non è possibile se ciò che anima il nostro essere è il fuoco e l’impazienza di un’indole ribelle. Ma in entrambi i casi accettare di essere in una certa maniera ci permette di capire che c’è un tempo necessario per ogni cosa, per afferrare un’opportunità o per lasciare andare ciò che rallenta il nostro viaggio, per lasciare che una situazioni maturi o per spiegare le ali e spiccare il volo.
Quello che siamo è il risultato di ciò che crediamo di essere, di quello che ci hanno sempre ripetuto sin da bambini e  delle esperienze che abbiamo fatto nella vita, ma dietro questo assunto c’è invece un grande inganno.  Noi siamo molto di più di ciò che la nostra mente ci fa credere, e possiamo ottenere ciò che desideriamo se ci permettiamo di entrare in quella zona di rischio che ci apre le porte su un nuovo modo di essere in aggiunta a ciò che siamo già.
E’ chiaro, se sono una persona che corre, a fatica riuscirò a “camminare”, ma se mi concedo il lusso di rallentare un po’ e guardare il paesaggio anche mentre percorro la vita col ritmo che rispetta chi sono, ecco che posso diventare molto di più di quello che ho sempre creduto di essere. Posso correre guardando il paesaggio, permettendomi di fermarmi se lo desidero senza paura di perdere qualcosa per strada. La mia velocità mi potrà così permettere di assecondare il mio ritmo assaporando ciò che ho intorno.
Le potenzialità che abbiamo rimangono spesso allo stato embrionale perché non crediamo di essere in grado di svilupparle. E questo perché a livello più o meno conscio crediamo a quello che ci è stato detto e ripetuto più di una volta: “sei sempre stato inconcludente sin da bambino” “hai iniziato duemila progetti senza portarne a termine nessuno”, “ tu sei così”.
In realtà queste definizioni sono solo credenze e spesso alibi per non mettersi in gioco e iniziare quel percorso difficile e tortuoso che è il cambiamento. E’ vero, chi nasce quadrato non diventerà mai tondo, ma potrà smussare gli angoli, se vuole, e diventare molto più flessibile nelle situazioni di quanto mai avrebbe creduto se non avesse deciso di iniziare un nuovo viaggio, non solo per cambiare ma soprattutto per scoprire lati di sé che mai avrebbe creduto di possedere.
Personalmente sono una fan sfegatata dell’essere umano, credo fermamente che ognuno di noi possieda doti straordinarie e la capacità per usarle nel quotidiano per dar forma ai nostri desideri o semplicemente per vivere al meglio la nostra vita. E credo altresì che una volta fatta chiarezza su ciò che desideriamo davvero non importa se siamo tondi o quadrati, raggiungeremo il nostro obiettivo, ognuno con la propria modalità e al momento giusto.
Io corro da sempre, non credo di conoscere un altro modo per vivere la vita e mi sento bene nella mia pelle e nel mio ritmo. Probabilmente la mia più grande fatica ma anche principale lezione è imparare a rallentare per fare pezzi di viaggio assieme ad altre persone. La condivisione  del cammino è momento di grande crescita, scambio, tolleranza e umiltà, condizioni imprescindibili per diventare persone migliori.
 E ho scoperto che rallentare non è così male a volte, si notano una marea di particolari che in una corsa forsennata si perdono di vista, e il paradosso è che fra queste cose che sfuggono nella velocità ci sono anche persone che corrono come me, e che proprio in quel momento di lentezza posso incontrare.
Correre e camminare non si escludono ma si completano.
La vera magia è quando incontriamo qualcuno che corre con noi….o che sta camminando per aspettarci!



venerdì 3 giugno 2016

Sangue freddo....





Quando gli occhi si aprono all'improvviso nel cuore della notte e non vogliono proprio saperne di richiudersi, si apre un ventaglio di opzioni per tentare di fare giorno: leggere, guardare la tv, scrivere, fare le pulizie, insomma si cerca di sbattere il tempo alla meglio.
 La notte scorsa la mia scelta è caduta sulla tv, e sul canale Sky National Geographic c'era un bellissimo programma che parlava di un famoso guerrigliero afgano che perse la vita per la libertà del suo paese, Massoud.
 La storia di quest'uomo era raccontata da un famoso fotografo che ebbe il privilegio di conoscerlo e di diventarne amico. A distanza di 25 anni quest'uomo è tornato in quella terra per ritrovare i luoghi che lo videro al fianco di questo eroe della libertà afgana, libertà e democrazia che purtroppo non sono stati raggiunti.

Quello che mi ha colpita davvero di questo documentario è stata una frase che Massoud disse al fotografo durante un bombardamento. Erano nascosti in una grotta e fuori le bombe piovevano come grandine. La paura era palpabile, la paura di morire aleggiava fra loro.


Disse :"Non lasciare che gli eventi turbino il tuo cuore, altrimenti hai già perso". 

Chiaramente Massoud si riferiva alla sua battaglia per la libertà del suo paese, ma il messaggio che è arrivato a me è stato un altro, e cioè che se mantieni il sangue freddo in ogni situazione della vita vinci le tue battaglie, se invece ti fai prendere dall'emotività  hai già perso in partenza, a prescindere dal risultato finale.

La riflessione che sorge spontanea è questa: si può imparare ad avere sangue freddo e lucidità in situazioni che lo richiedono o è una dote innata ad appannaggio di pochi eletti?


Personalmente credo che sia difficile mantenersi sempre lucidi e distaccati quando si ha un’indole sanguigna ed impulsiva, ma sono altrettanto certa che si possa imparare. L’auto controllo e la disciplina sono aspetti che si possono apprendere quando non si possiedono, con un po’ di fatica, certo, ma con ottimi risultati.


Reagire con calma e tranquillità (almeno apparenti) in situazioni in cui l’aspetto emotivo gioca un ruolo fondamentale, fa la differenza.


Nel lavoro, nelle relazioni, nei rapporti genitori figli, quando a una provocazione si reagisce mantenendo la calma e il sangue freddo, veniamo percepiti come persone diverse, che sanno il fatto loro e non sono facilmente manipolabili. Se a un comportamento offensivo o poco rispettoso reagiamo in maniera eccessivamente emotiva, chi lo ha attuato avrà la certezza di avere il cento per cento del controllo su di noi. Sarà sicuro di aver craccato il codice e di averci in pugno.


Ma se contrariamente ad ogni aspettativa la nostra reazione sarà lucida e distaccata, chi abbiamo davanti sarà spiazzato da un comportamento inaspettato, e inizierà a rispettarci di più. Questo non significa che ad un affronto dobbiamo rimanere impassibili come statue di sale, ma vestirci di quella sana e calma dignità che non permette a nessuno di metterci i piedi in testa e allo stesso tempo di non sporcarci le mani.


Le persone che mantengono sangue freddo e dignità anche nelle situazioni più difficili  sprigionano un alone di forza e sicurezza che le rende magnetiche ed estremamente interessanti, e non per chissà quale dote particolare ma solo per il fatto di non farsi destabilizzare da nessuno. 

Nessuno è più importante di loro, e per questo non barattano la loro vita e la loro dignità con niente e nessuno. Se una situazione non funziona o non le fa star bene, semplicemente cambiano strada senza drammi , anche se soffrono.

In fin dei conti se la vita è una grande partita, che tipo di giocatori vogliamo essere?

Quelli che tengono a bada i nervi e vincono il campionato, o quelli che non sanno domare gli istinti?
Qual è la proporzione fra intelligenza mentale e quella emotiva? Fin dove possiamo spingerci emotivamente senza sembrare dei pazzi isterici bisognosi di tutto invece di persone normali che reclamano rapporti onesti senza giochetti?

In ogni caso, ogni volta che avete l’impressione che qualcuno stia cercando di provocarvi, per un motivo o per un altro, ricordatevi questo detto:


“Mai lottare nel fango con un maiale. Vi sporcherete entrambi ma al maiale piacerà”.