venerdì 30 settembre 2016

I piccoli piaceri della vita..






C’è un detto che dice”prima il dovere poi il piacere”, ma i ritmi di oggi sono talmente frenetici che ho l’impressione che questo adagio si sia trasformato in “Prima il dovere e poi ancora quello!”.
Il termine dovere è diventato ormai il padrone indiscusso della nostra vita, relegando in fondo alla fila volere e soprattutto piacere.

Dobbiamo essere i migliori al lavoro, costanti e disciplinati in palestra, in perfetta forma fisica, mai trasandati, sempre al top. Dobbiamo svegliarci presto per far tutto in tempo, dobbiamo fare colazione velocemente e in maniera sana , dobbiamo vestirci sempre alla moda, dobbiamo avere figli super impegnati e possibilmente geniali, dobbiamo essere sempre un gradino sopra o alla pari degli altri, mai un fanalino di coda (rispetto a chi poi?).

Peccato che una vita scandita dal dovere sia una farsa. E’ come se inserissimo il pilota automatico e lasciassimo che fossero le situazioni a scandire i ritmi e non noi. Quando osservo le persone mi accorgo che c’è un esercito di replicanti lì fuori che non si rende conto di sopravvivere invece che di vivere. Fanno tutti le stesse cose, si vestono allo stessa maniera, riempiono il tempo con le stesse situazioni e non si fermano mai a chiedersi se tutto questo è davvero quello che vogliono.
 Poi succede qualcosa nella vita che li mette davanti alla realtà delle cose, e di solito non è mai un avvenimento piacevole, e questo perché senza un punto di rottura non ci si rende conto di andare avanti come automi lasciando ai nostri doveri il timone della nostra vita.

Ecco allora che il tempo assume un altro valore, che apriamo gli occhi sulla vita come se ci fossimo svegliati da un lungo sonno, e finalmente vediamo, e vediamo cose che sono sempre state sotto i nostri occhi ma che nel moto fagocitante della nostra vita non notavamo più. 

Quando un ritmo scandito dagli orari o dagli impegni di vario genere si arresta improvvisamente, come in ferie per esempio, la maggior parte della persone va in panico, perché non è abituata a fare ciò che vuole,ma solo che ciò che deve. E pensare che c’è un mondo di piccole cose che danno un piacere immenso se solo ci permettessimo di viverle pienamente, e sono le più semplici.

Ho fatto una domanda tempo fa ad alcuni amici, una domanda che può sembrare banale ma che rende l’idea di come non prestiamo attenzione a ciò che facciamo: “Cosa fate la domenica mattina quando siete a casa dal lavoro?”

Le risposte sono state varie ma tutte estremamente superficiali: mi alzo, faccio colazione, mi rilasso un po’, vado a fare un giro in bici, pulisco casa. Allora ho chiesto di essere più specifici, chiedendo:”cosa fate appena aprite gli occhi?”. Anche qui le risposte sono state veloci, cioè mi alzo, faccio la doccia, faccio colazione, mi vesto e vado a correre”. 
Non riuscivano a capire dove volessi arrivare, e sono rimasti stupiti e pensierosi quando hanno girato a me la stessa domanda. Ho risposto: appena apro gli occhi rimango nel letto, e mi godo la sensazione di piacere che ho nel poter rimanere al caldino più del solito. Muovo i piedi, le braccia, mi stiro ed ascolto i rumori che vengono da fuori, le macchine che passano lungo la strada, gli uccellini, e guardo la luce che filtra dalla finestra, i piccoli granelli di polvere che fanno quello strano effetto nebbia quando il sole arriva e illumina il buio della stanza. E così via descrivendo quello che facevo nei minimi particolari, spiegando loro che questo è stare nel presente, essere consapevoli di ogni minima cosa che si fa, e che nel momento in cui l’attenzione si sposta dal turbinio di situazioni che abbiamo intorno alle nostre azioni, si apre un mondo, quello di tanti piccoli piaceri che non notiamo più ma che fanno la differenza in una giornata, in un’ora, in un minuto.

Pensate soltanto al caffè della mattina. Oggi si prende di corsa, neanche si fa più caso se è buono o no, a meno che non faccia proprio schifo, e anche quando abbiamo il tempo per vivere questo rituale col rispetto che merita e che noi meritiamo perché è un piacere, non lo facciamo più.

Domenica mattina, dopo esservi alzati, preparatevi un buon caffè, sedetevi comodamente sul divano, aprite le finestre o andate sul terrazzo se lo avete, respirate a pieni polmoni e poi annusate il vostro caffè prima di sorseggiarlo. Non bevetelo alla goccia come farebbero gli alpini con la grappa, senza rendervi conto che quello che state facendo è regalarvi un momento di puro piacere, siate consapevoli delle piccole grandi cose che allietano la nostra giornata , e la stessa consapevolezza mettetela in tutte le altre cose, senza pensare a quello che dovete fare, ma solo a quello che volete e vi fa piacere fare. Anche il Signore si è riposato il settimo giorno, e se lo ha fatto Lui…!

Prendete i vostri figli e fate una passeggiata con loro, sentite l’aria fresca sul viso, annusate gli odori che avete intorno, ascoltate i rumori della natura se andate al parco, o il rumore del mare se fate una passeggiata sulla spiaggia, il suono delle risate, il calore del sole sulla pelle. 

Camminate scalzi e sentite la terra sotto i piedi, non vivete inconsapevoli di cosa avete intorno, del mondo in cui siete immersi, la vita non può passare così, senza essere notata , perché domani ci sveglieremo e saranno passati anni senza averli vissuti davvero.

I piccoli piaceri della vita sono in realtà gli indicatori del nostro cammino, sono quei passepartout che anche nei momenti più difficili ci lanciano una fune per non sprofondare nelle sabbie mobili, e sono tantissimi, anche molto personali. Un massaggio, una passeggiata, un buon caffè con un amico, un tramonto, una cena in famiglia in cui si mangia ciò che si è cucinato insieme, un pisolino sul divano, la lettura di un buon libro,un bicchiere di vino, un momento di amore vissuto con trasporto e passione, e così via, con la consapevolezza però di ciò che state facendo, sentendo che ci siete con tutto voi stessi in quel momento.

Sembra facile e scontato, ma non lo è.

Sembra altresì banale e stupido, ma non lo è.

Vi stupirete di quante cose fate senza notarle neppure, pensando sempre a qualcos'altro tranne a ciò che state facendo, e la vita diventerà più interessante, ricca e fonte continua di stupore.

Non affannatevi, cercate di fare le cose in maniera più rilassata, più leggera, prendete tutto meno sul serio e sul personale, tanto la vita accade comunque.

Siate solo consapevoli delle piccole e grandi cose che scegliete di fare, siate i protagonisti della vostra vita e non le controfigure.

Buon viaggio anime in cammino

lunedì 26 settembre 2016

Il peso di una scelta..



Noi scegliamo ogni giorno, dalle cose più semplici a quelle un po’ più complesse, anche se generalmente non ce ne accorgiamo, lo facciamo in automatico, perché magari non sono decisioni che sconvolgono più di tanto la nostra quotidianità.

Quando invece dobbiamo fare una scelta i cui effetti non investono soltanto noi ma anche le persone che fanno parte della nostra vita, la cosa si complica. La nostra libertà di scelta, in questo caso, viene fortemente influenzata dai legami che abbiamo, che sono spesso il fattore determinante della maggior parte delle nostre decisioni.

C’è una frase, a mio parere usata così, pour parler, e su cui spesso non ci si sofferma neanche a riflettere, che mi lascia alquanto perplessa, e cioè “la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri.” La domanda che mi pongo è questa: qual è il confine che stabilisce l’inizio di una e la fine dell’altra? Se voglio fare una scelta che rispecchi e rispetti totalmente chi sono, ma va in contrasto con quello che vorrebbero le persone che condividono la mia vita, in realtà la mia libertà si va a far benedire, perché dovrei cercare un compromesso che mi permetta comunque di essere chi sono senza “invadere” il territorio (chiamiamolo così) di chi mi sta accanto.E la stessa cosa vale al contrario.

Forse sarebbe meglio parlare di libertà all’interno di certi confini, stabiliti a monte da chi condivide lo stesso territorio. Così mi sembra un po’più coerente. E’ chiaro, per scegliere totalmente in piena libertà bisognerebbe essere soli, oppure avere a fianco una persona che ci permetta di essere noi stessi senza compromessi, ma questo sappiamo tutti non essere di questo pianeta.

Quando abbiamo un compagno/a, una famiglia, una vita scandita da ritmi socialmente imposti e allo stesso tempo dei sogni che vogliamo realizzare, qualcosa deve essere sacrificato a priori, a meno che non si riesca a trovare un equilibrio tale che dia spazio ad ogni situazione senza penalizzare le altre, ma per questo ci vuole maturità e impegno.

Credo che la nostra libertà consista nel parlare senza filtri di quello che vogliamo davvero con chi ci sta a fianco, nel valutare insieme i pro e i contro delle decisioni di ognuno e creare uno spazio franco in cui ciò di cui abbiamo bisogno si possa esprimere liberamente.

Esiste così una libertà del singolo e una libertà della coppia o del nucleo familiare. Quando ci sono dei figli, poi, tutto cambia, e le nostre scelte personali hanno come unico scopo quello di proteggerli e fare di tutto affinchè possano avere una vita serena, anche se questo significa sacrificare qualcosa in cui crediamo profondamente.

La consapevolezza delle nostre scelte è la vera libertà, il sapere entro quali confini muoverci a seguito delle scelte fatte in precedenza, è vivere pienamente il tempo presente con tutti gli annessi e connessi, sapendo che non siamo più gli stessi di ieri e non siamo ancora quelli di domani.


La vera libertà è scegliere chi essere oggi.

venerdì 16 settembre 2016

Il potere del "viaggio"...




Quando pensiamo a un modo per staccare la spina da una quotidianità che ci schiaccia, il primo pensiero va al viaggio. Ho sempre creduto che fosse inutile fuggire se la prigione è dentro di noi, ma negli ultimi anni mi sono dovuta ricredere.
Allontanarsi fisicamente dai luoghi in cui viviamo un disagio, ci permette di prendere una distanza dal disagio stesso, come se fosse circoscritto a quella particolare area geografica. Eppure, a onor di logica non dovrebbe essere così, la nostra vita ci segue dappertutto.

E invece quando saliamo su un’aereo, su un treno o facciamo il pieno all’auto e andiamo via, sembra che tutti i problemi svaniscano, o per lo meno siano meno pesanti di quanto sono normalmente. Il solo fatto di fare la valigia,che per me è un rituale, fa tirare grossi sospiri di sollievo, come se sapessimo dentro di noi che a breve saremmo “liberi”, almeno per un po’.

Quando usciamo dai confini della nostra “comfort zone” geografica i fili che ci tengono legati a situazioni difficili da gestire si allentano come per magia. Respirare l’aria di un’altra città o , per i più fortunati, di un altro paese, dà una sorta di ebbrezza che rende tutto più semplice.

La prima volta che mi sono realmente soffermata a “sentire” il grande potere che ha il viaggio è stato in Egitto, tanti anni fa, di fonte a un tramonto generoso nei colori e potente nell’energia.
La mia vita si è srotolata davanti ai miei occhi come la bobina di un film, e tanti interrogativi che avevo a “casa” hanno avuto una risposta. Ho visto chiaramente i problemi alla base di  certe situazioni e altrettanto chiaramente ho visto le soluzioni. Lontana dal coinvolgimento emotivo e dal’interazione continua con persone che anche nel bene volevano aiutarmi, influenzando però le mie scelte con il loro punto di vista, ho capito cosa fare. Ho messo da parte i consigli non richiesti, la manipolazione sottile di chi voleva controllare non solo la sua vita ma anche quella degli altri, il desiderio di trattenere qualcosa che in realtà avrei dovuto lasciare andare tempo prima e ho tirato una bella riga.

Ho respirato a pieni polmoni l’aria profumata di quella magica terra e ho lasciato che quel potere agisse attraverso di me, liberandomi da una zavorra ormai troppo pesante.

Da allora,  il viaggio per me è un’opportunità, e ho imparato ad usare il suo potere anche nei brevi spostamenti, come nel tragitto casa-lavoro. Isolo un pensiero e lo diluisco nello spazio, nella distanza fra la partenza e l’arrivo, e lo faccio decantare, come si fa col vino. Quando sento che non è più carico di emozioni, che sono quelle che ci distolgono dalla realtà delle cose, lo guardo, e la soluzione viene a galla, come se aspettasse solo di essere vista.

Il fatto poi di muovermi fisicamente da un posto all’altro mi permette di entrare in sintonia con l’energia del luogo. In terre vulcaniche ho sentito fortemente l’energia della terra e del fuoco, una sensazione indescrivibile di potenza e impotenza allo stesso tempo, di non essere nulla rispetto a quello sui cui poggiavo i piedi. Sulla vetta di una montagna innevata, con l’aria tagliente che screpolava la pelle e bruciava gli occhi, ho sentito la mente sgombra, vuota, come se l’immensità del paesaggio intorno a me avesse fatto piazza pulita di ogni pensiero. E su una barca in mezzo a un mare cristallino, mi sono sentita semplicemente libera, al sicuro e grata.

Quando ci allontaniamo dai nostri problemi li vediamo con più chiarezza, come se uscissimo da una nebbia fitta. E questa nebbia è il non staccare mai la testa da quegli stessi pensieri che vorremmo risolvere, il parlarne in continuazione caricandoli di ansia, aspettativa e paura, dar loro il potere di gestire la nostra vita quando dovrebbe essere il contrario.

Ecco allora che il viaggio ci viene in aiuto. Ci stacca da quell’agonia continua e ci permette di respirare un po’, mostrandoci non tanto la soluzione, che si manifesta comunque la maggior parte delle volte, ma un modo più sano per affrontare le situazioni, e ci dona gli strumenti per muoverci più agilmente nella vita.
Il viaggio mentale, che tutti facciamo a seconda delle necessità, aiuta, ma è quello fisico che dà le risposte. Noi siamo corpo e mente, e se la seconda a volte ci inganna e seduce mostrandoci realtà distorte, il primo la rimette al suo posto, tagliando quei fili che ci legano nostro malgrado a situazioni scomode che non vogliamo vedere realmente.

Ecco perché è importante secondo me spostarsi fisicamente dai luoghi in cui si vive.  Può sembrare folle la cosa, lo capisco. C’è chi potrebbe dire:”i problemi non si risolvono andando a fare un giro!”. Infatti è così, ma fare un giro schiarisce le idee, ossigena il cervello, ci dà un attimo di respiro, e magari in quell’attimo si accende la lampadina, e una nuova idea viene partorita, e magari è quella giusta per tirarci fuori dal guado. Magari non succede nulla, ma perché rifiutare la possibilità che invece qualcosa possa cambiare?

La nostra mente è come una coppa piena che ogni tanto va svuotata. Non possiamo elaborare nuovi progetti se il nostro contenitore è pieno di quelli vecchi, e non possiamo fare spazio a nuove idee se i cassetti della nostra mente sono pieni di cartacce ormai da buttare.
Dobbiamo fare spazio, e per farlo ci viene incontro una cosa che facciamo tutti i giorni, senza consapevolezza però, il viaggio!

E’ un viaggio non solo la vacanza al mare o in montagna, ma la passeggiata a piedi, il tragitto verso il lavoro, qualunque situazione ci sposti fisicamente da un luogo all’altro. 
E la ciliegina sulla torta è il silenzio, il silenzio dentro di noi, quello stato che si crea quando i pensieri vengono zittiti, e l’unica voce è quella del nostro cuore che ci fa sentire fisicamente ciò che vogliamo davvero. E la soluzione arriva.

Ma per questo ci vuole un po’ di allenamento, coraggio, disciplina,umiltà e qualche volta una buona dose di sana onestà.

Buon viaggio anime in cammino!



martedì 13 settembre 2016

Nuovo giro, nuova corsa!



Tutti i nuovi inizi portano con sé ansia ed entusiasmo, curiosità e paura, voglia di mettersi in gioco col nuovo e timore di lasciare il vecchio ma conosciuto.
E il primo giorno di scuola è uno di questi momenti. C’è la voglia di rivedere i compagni di tante avventure e la scocciatura di non poter dormire più fino a tardi; la voglia di imparare cose nuove e la certezza che si dovrà studiare di più; la voglia di diventare grandi e il timore di non farcela ad affrontare tutte queste novità.

Il primo giorno di scuola è il primo giorno del resto di una nuova vita per i nostri bambini, e anche per noi adulti, perché se i cambiamenti investono loro in prima battuta, in seconda travolgono anche noi che di primi giorni di scuola ne abbiamo fatti qualcuno in più.

Mi ricordo come fosse ora l’emozione di ricominciare dopo un’estate di riposo e divertimento.
I quaderni nuovi, l’odore del legno delle matite aprendo le nuove confezioni, l’astuccio in ordine, a cartella sempre più pesante ma proporzionale alle aspettative. E’ inutile, per quanta ansia possa esserci al pensiero di iniziare di nuovo a studiare, il fascino del nuovo vince su tutta la linea. Poi magari fra un mese i mal di pancia e la tosse tattica saranno un must, ma per ora il primo giorno di scuola è avvolto dalla scintillio più puro.

Il primo giorno di scuola è anche una metafora dell’inizio di un nuovo progetto, un nuovo lavoro, un nuovo viaggio, insomma una nuova avventura, e di fronte alla prospettiva di un cambiamento tutti diventiamo un po’ bambini. Paura, ansia da prestazione, insicurezza, timore di sbagliare e voglia di fuggire accomunano tutti noi, salvo però il fatto che alla fine il salto lo facciamo tutti, in un modo o in altro. 

Certo, adulti e bambini hanno modi differenti di vivere le emozioni, e se per i primi il primo giorno di scuola è una sciocchezza (“Amore vedrai, quando sarai grande riderai pensando a che paura hai adesso”) per secondi non è proprio così.(Riderò anche un giorno, ma sono un bambino adesso, e non rido per niente!).

La cosa importante è non sminuire i sentimenti dei più piccoli, perché loro vivono adesso emozioni che noi non ricordiamo più e che guardiamo con le lenti dell’età adulta che, ahimè, ha dimenticato tante cose.  Sostegno, leggerezza ed entusiasmo devo essere il bagaglio a mano in questo nuovo viaggio, non solo per i piccoli ma anche per i grandi.

Per fortuna la natura ci viene incontro con piccoli espedienti per affrontare il tutto con una marcia in più, e badate, vanno bene per tutti!

1.      Per affrontare il nuovo inizio e vivere il cambiamento con fluidità, ottimismo e spirito di adattamento abbiamo “Walnut” fra i Fiori di Bach e l’essenza di “Farfalla” fra le Essenze degli Animali Selvatici. Entrambi ci accompagnano nelle varie fasi di transizione da una situazione all’altra, superando difficoltà emotive e paura del nuovo.

2.      Per chi crede di non essere all’altezza di nuovi compiti e nuove prove, “Larch”(FdiB.) e l’Essenza  del “Leoncino e del Bombo” ci aiutano a credere in noi stessi e a contattare nuovamente la certezza di riuscire in ogni cosa che ci prefiggiamo, ovviamente attraverso disciplina e impegno.

3.      Per chi è naturalmente ansioso e vive con agitazione ogni nuovo inizio, “Mimolus e Rock rose” fra i FdiB. e la “Colomba” fra le Essenze Animali riportano serenità e pace agli animi più irrequieti.

E non dimentichiamoci che affinchè un nuovo inizio sia degno di questo nome è necessario sia condito da una buona dose di positività, coraggio e follia.
       Il bagaglio per il nuovo viaggio non deve contenere tutto, ma solo il necessario, il resto verrà da sé .

       Buoni nuovi inizi viaggiatori del mondo.