Camminare
è un po' come nascere e come morire,si è soli in quel momento.
Si
è soli ad ogni passo che si fa, con la fatica, i pensieri, la meta da
raggiungere e le cose da lasciare lungo il cammino. Un frate ha raccontato una
bellissima storia sul Cammino di Santiago, una di quelle che non si trovano nei
libri e nemmeno su internet, perchè tramandata, come le storie e leggende di
una volta. Si narra che moltissimi anni fa, nel medioevo forse, la tradizione
concedesse ai carcerati rinchiusi in Francia la possibilità di tornare liberi
dopo essere arrivati a Santiago de Compostela a piedi, incatenati gli uni agli
altri. Le condizioni di allora erano terribili, non c'erano posti dove fermarsi
per rifocillarsi un po', dormire, riposare, mangiare un pasto caldo, e la
maggior parte di questi carcerati moriva lungo il cammino. Venivano quindi
liberati dalle catene e i sopravvissuti incatenati di nuovo l'uno all'altro per
continuare il cammino verso la libertà. Arrivati a Santiago, dopo mesi di
fatica, sofferenza e speranza, i sopravvissuti vedevano spezzare le loro
catene, e potevano di nuovo assaporare il sapore inebriante della libertà.
Questo
è il significato profondo del Cammino di Santiago.
Quello
che ho ricevuto da questa esperienza è stato molto di più di ciò che mi
aspettavo.
Quando
ci si allontana dalle situazioni che si vivono ogni giorno, le si vede con
maggiore lucidità, come fossimo spettatori di un film in cui i protagonisti
siamo noi. Il cammino di Santiago è stata l'esperienza più bella della mia vita, dopo la nascita di mio figlio. Quello che ho
realizzato e compreso profondamente va oltre quello che razionalmente si può
credere. Il cammino era diviso in tappe, e sapevamo che ogni giorno dovevamo
raggiungere quella successiva per poterci riposare, ricaricare e prepararci
mentalmente per quella dopo. Ci sono stati momenti in cui ho pensato di
non farcela. I continui sali scendi, il peso dello zaino sulle spalle, un
ginocchio fuori uso, mi hanno fatto temere il peggio in un paio di occasioni.
Sapete
però cosa è successo? Che nonostante le avversità, le difficoltà, il dolore e
la strada che sembrava a volte non finire mai, ad ogni tappa ci sono arrivata.
Il pensiero di non rispettare la mia tabella di marcia mi mandava in bestia. Non
potevo fallire, non volevo, era il mio viaggio, la mia prova, volevo farcela,
volevo vincere la mia sfida.
E
ho vinto.
Nei
momenti di riposo la mente tornava a bussare, e il film della mia vita si
srotolava davanti agli occhi. Dopo giorni di osservazione, la grande crisi, il
momento di rottura che pensavo sarebbe arrivato, ma non sapevo quando. Un fiume
di lacrime, la mente impazzita, le paure che affioravano insieme, e la
sensazione della sconfitta, non reale però. La mia mente si stava ribellando al
processo di liberazione che era iniziato dentro di me. Ogni sorta di ricordo,
immagine, ferita, dolore, parole mi ha avvolta come in una camicia di forza,
per tenermi legata , imprigionata, schiava di situazioni che non mi
appartenevano già più. Sono stata in quel vortice per un po', quando
all'improvviso una voce dentro di me ha semplicemente detto :" NO.
Ho
deciso in quel preciso istante di non volere più ciò che mi rallentava, che mi
feriva, che mi imprigionava. Ho realizzato di essere LIBERA, sempre. Libera di
accettare o meno le situazioni, le persone e tutto ciò che incrocia il mio
destino.
Ho
scelto la mia felicità, quella più semplice, più pulita, ho scelto la mia
libertà, ho scelto ME. Questa semplice constatazione ha messo a tacere la mia mente,
quella camicia di forza si è sciolta ed è caduta a terra, le immagini sono
diventate ciò che io desidero per me, le parole quelle che voglio sentirmi dire
e che dirò. So che tutto va bene, sono al sicuro sempre, posso scegliere in
ogni istante cosa vivere e come viverlo.
Il
Cammino mi ha insegnato che se vuoi raggiungere un obiettivo hai tutte le
risorse per farlo, anche se la strada è difficile e piena di trabocchetti. Ho
imparato che a volte scegliere un'altra strada permette di vedere paesaggi molto
più suggestivi e inaspettati, anche se si allunga un po' il tragitto, e nei
momenti di massima difficoltà arriva sempre un aiuto, non siamo mai soli.
Il
valore umano e spirituale di questa esperienza è qualcosa di grandioso. Un
viaggio dentro al viaggio, sai da dove parti, forse sai dove arriverai, ma è il
tragitto la grande avventura.
E
a Muxia, luogo sacro per i gitani, e mistico per tutti gli altri, seduta
davanti all'oceano che si infrangeva contro gli scogli ho formulato le mie
intenzioni, ho affidato alla forza delle onde il mio fardello più pesante, e ho
spezzato le mie catene.
Fate il vostro cammino ogni giorno. Non
è necessario andare a Santiago per ritrovarsi. Certo, quell’esperienza ha in sé
qualcosa di magico e inspiegabile ma il vero viaggio è dentro sé stessi.
Buen camino anime libere…
Nessun commento:
Posta un commento