Una
delle più diffuse e deleteree abitudini umane è la preoccupazione. Mi capita
spesso di ascoltare i discorsi delle persone, a volte in attesa dal medico, o
fuori dalla scuola, altre volte al bar mentre bevo un caffè.
Non che mi
interessino i discorsi degli altri, ma noto il tono di quello che viene
raccontato e lo stato d’animo che lo accompagna. Mamme preoccupate di cosa farà il figlio l’anno
prossimo a scuola, se riusciranno a
conciliare casa, famiglia e lavoro nei tempi prestabiliti, persone che hanno
appena fatto le analisi e si chiedono se andranno bene ma siccome nella
famiglia c’è predisposizione a una certa patologia, forse anche loro ce
l’avranno., chi vuole cambiare lavoro ma è certo ( non si sa come) che siccome
sbaglia sempre valutazioni, se farà il passo di cambiare sicuramente sbaglierà
sicuramente, e così via.
Un’attitudine
costante e disciplinata alla lamentela, alla negatività e alla preoccupazione.
Che poi sapete cosa significa “preoccuparsi”?
Significa occuparsi prima di
qualcosa, cercare di prevenire una certa situazione che non sappiamo in realtà se
si verificherà mai, e lo stato d’animo che accompagna la preoccupazione, non è
mai positivo, perché alimentato dalle paure e dall’insicurezza.
Concentrare
i nostri pensieri e la nostra emotività su una situazione, significa caricarla
di energia e di un’aspettativa che più o meno consapevolmente ci aspettiamo di
veder realizzata, anche in negativo.
Chi è convinto di non essere all’altezza
di qualcosa, non lo sarà mai, e non per incapacità reale, ma perché la sua
convinzione è tale che di fronte a quella situazione entrerà in uno stato
d’ansia talmente forte da scollegarlo completamente dalle sue capacità.
E avrà
avuto ragione. La preoccupazione esagerata di non superare un colloquio di
lavoro creerà una tale tensione interna che il colloquio non andrà a buon fine,
facendoci magari apparire all’esterno come insicuri, instabili ed
eccessivamente emotivi.
Una
sana preoccupazione, aiuta. Il problema è individuare il confine oltre il quale
non bisogna spingersi per evitare di entrare in un circolo vizioso che ci
saboterà irrimediabilmente. Quando temiamo di perdere qualcuno o qualcosa a cui
teniamo scatta dentro di noi l’ansia, la paura di perdere il controllo della
situazione.
In realtà sono ben poche le cose che possiamo davvero controllare
nella nostra vita, ma possiamo scegliere come vivere il nostro tempo decidendo
non di pre-occuparci, ma di occuparci solo di ciò che accade ore, perché per
quanto se ne dica, la vita è ADESSO, il punto di potere è nel PRESENTE.
Sono
i pensieri che facciamo oggi, le scelte che operiamo nel presente a dare al
nostro futuro nuove opportunità di cambiamento e miglioramento. Ovvio che se
facciamo sempre le stesse cose, pensiamo sempre nella stessa maniera e non ci
mettiamo mai in discussione, non otterremo mai nulla di diverso da quello che
abbiamo.
La
buona notizia è che la sola cosa con cui abbiamo sempre a che fare è un
pensiero, e un pensiero lo si può cambiare. Per quanto strano possa sembrare
siamo noi a scegliere i nostri pensieri ed è solo questione di allenamento
riuscire a cambiarli, a dirigerli su ciò che fa sorridere il nostro cuore e non
su ciò che crea ansia e preoccupazione. E sapete cosa succederà? Che la nostra vita
migliorerà un pezzettino alla volta fino ad entrare in uno stato d’essere in
cui il positivo sarà la regola e il negativo l’eccezione. E’ solo questione di allenamento,
disciplina e fede incrollabile.
C’è
sicuramente chi dirà: “Fosse tutto così facile..”. La verità è che sono pochi
quelli che lo fanno davvero, quelli che vedono in ogni difficoltà solo l’opportunità
di migliorare senza perdere la forza e la fede in una risoluzione positiva,
mentre sono la stragrande maggioranza quelli che parlano, si lamentano e non
fanno nulla.
Tutti si aspettano la bacchetta magica che risolve i problemi, ma
se non ci mettiamo del nostro non otterremo mai nulla. L’attitudine alla
lamentela e all’autocommiserazione è molto più forte di quella che punta alla
realizzazione di un sogno che richiede sforzo e impegno .
Tutti i più grandi maestri e uomini di ingegno
e successo di questo secolo parlano della forza del pensiero come della spinta
propulsiva che crea la nostra realtà. E
allora, perché invece di
concentrarci sulla paura, sulla difficoltà e
sulla preoccupazione di qualcosa che non si sa nemmeno se accadrà non ci
soffermiamo sull’aspettativa positiva di una situazione, su immagine di gioia,
di successo, di riuscita e di appagamento?
Ho
letto un libro diversi anni fa, che non solo mi ha divertita ma mi ha fatto
riflettere molto su quanto siamo in balia dei nostri pensieri, invece di essere
il contrario. Prendete un braccialetto e mettetevelo al polso destro. Da questo
momento per 21 giorni non dovete lamentarvi, preoccuparvi o sparlare degli
altri, ma solo rimanere su di voi, nel presente, con un atteggiamento positivo
e propositivo. Ogni volta che vi troverete a lamentarvi di qualcosa o spettegolare di qualcuno
spostate il braccialetto dalla mano destra a quella sinistra, e ricominciate il
calcolo dei 21 giorni da capo.
Ci si mette in media dai sei mesi all’anno per
riuscirci!!!! Sapete cosa significa? Che ci vuole impegno e disciplina per
uscire da questi circoli viziosi che inquinano e rendono mediocre la nostra
vita, ma è possibile!
E una volta ritornati padroni di noi stessi, consapevoli
dei pensieri che facciamo e delle conseguenze che questi hanno sulla nostra
vita saremo di nuovo individui liberi.
Quindi
al lavoro trapezisti delle emozioni, camminate in equilibrio sul
filo dei vostri pensieri e arrivate alla meta, create la vostra realtà partendo
dai vostri pensieri, sceglieteli con cura e poi nutriteli di energia positiva,
di fede e di quella sana incoscienza che fa accadere i miracoli quando meno ce
lo aspettiamo!
“Tutto
ciò con cui abbiamo a che fare è un pensiero, e un pensiero lo si può cambiare”.
( Louise L.Hay, “Puoi guarire la tua vita”)
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