Questa
non è scienza e neanche fantascienza, bensì la tristezza più
assoluta e l’inesorabile prova del declino del genere umano.
Una
cosa sono i rapporti a distanza e un’altra è la distanza nei rapporti, che si
crea quando si delega alla tecnologia ciò che è appannaggio dell’essere umano.
Lo smartphone oggi è diventato più necessario dei farmaci salvavita. Se lo
perdiamo o va in tilt cadiamo nella disperazione più assoluta, come se non ci
fossero altri modi per comunicare o far sapere alle persone che ci interessano che sono nei nostri
pensieri.
Anche
le chiamate sono ormai diventate obsolete, e pensare che solo la voce di una
persona certe volte accende un mondo di fantasia azzerando qualunque distanza.
Invece si comunica tramite messaggi, a volte vocali , immagini, video, non si
formulano più neanche frasi per comunicare un pensiero o uno stato d’animo, ma
si usano aforismi preconfezionati che fanno sembrare tutti un esercito di
replicanti col cervello in stand by.
Ore e ore di messaggi, perdita di
sensibilità alle dita, una fatica sovrumana per far passare un concetto che
spesso e volentieri viene frainteso, quando con una semplice chiamata non solo
non ci sarebbero malintesi, ma sarebbe molto più piacevole e divertente. Certo,
ci sono occasioni in cui non è possibile, ma farne una regola è davvero triste.
Nell’epoca
dei rapporti interpersonali fasulli e virtuali, c’è una new entry di tutto rispetto,
sì, il rispetto di sta cippa!!! Un congegno elaborato da chi ha capito che mettersi
in gioco davvero è cosa per pochi, e che è molto più facile giocare all’uomo
piuttosto che esserlo.
Avete
presente l’icona di Whatsapp che viene usata per dire che mandiamo un bacio? Lo
smile col cuoricino sulla bocca? Ecco, fra non molto la useranno solo i nerds, perché
un team di ricercatori di Londra ha sviluppato un dispositivo che permette di
scambiarsi effusioni con lo smartphone attraverso un’applicazione chiamata Kissenger.
Un
mini materassino in silicone dotato di sensori è la “protesi” che tenta di simulare il bacio nella realtà.
Domanda:
ma siamo seri?
Un
oggetto superfluo per molti, una nuova frontiera per il sesso del futuro
secondo altri, non a caso è stato presentato alla conferenza dedicata a “Love
and sex with robots” di Londra, palcoscenico privilegiato di progetti e
prototipi che pongono l’attenzione su come potrebbe evolversi l’erotismo nell’era
dell’intelligenza artificiale.
Che
poi di artificiale ha tutto, ma di intelligenza, a parer mio, ha ben poco. Perché
secondo me la vera intelligenza è quella emotiva, quella istintuale, quella
animale, veicolata sì dalla capacità pensante, ma non certo imbrigliata in
mondi virtuali dove i sensi sono castrati oltre modo.
Ma
vi vedete a fare i limoni col telefono? No dai, per favore, solo l’immagine mi
dà fastidio!
Eppure sono certa che accadrà, perché la tecnologia sta avanzando
inesorabile e le persone tendono a privilegiare il rapporto virtuale invece di
quello umano. Ciò che dovrebbe ridurre le distanze le accentuerà, perché verrà
usato anche da chi non avrebbe bisogno.
“Perché
sbattersi per andare a prendersi un bacio vero quando con questo sistema me la
cavo dal divano di casa?”
Come
perché, porca miseria!!!???
Perché
non c’è niente che possa anche solo lontanamente simulare il calore, il sapore,
l’emozione di un bacio vero dato a chi amiamo. Non parlo di chi sta in due
continenti diversi e cerca di ridurre la distanza come può (anche se non è una
scusante perché io, a suo tempo, ho preso un aereo per andarmi a prendere i
baci dell’uomo che amavo che lavorava all’estero), ci sono situazioni indubbiamente
di difficile gestione,e la tecnologia qui viene in aiuto.
Parlo
di chi abuserà dello strumento, impigrendosi oltremodo e snaturando i rapporti
fino a creare un gelo che li annienterà.
Mi viene in mente la canzone “Che ne
sanno i 2000”, e penso che forse in futuro mi chiederò: ma che ne sapete voi
delle poste sotto casa per vedere la persona che ti piace anche solo per un
istante, dei baci rubati, delle mani sfiorate che fanno venire i brividi, dei chilometri
in treno, in macchina per stare anche solo il tempo di un caffè insieme a chi
amiamo, delle telefonate chilometriche e del desiderio di quel contatto umano
che oggi sembra passato in secondo piano rispetto al virtuale, delle ricerche
certosine di informazioni sulla persona che ci interessava attraverso amiche e
amici, quando oggi con Facebook sai anche quanti peli uno ha nelle orecchie.
E
a san Valentino c’era il bigliettino scritto a mano, cazzarola, non il gif o la
frase preconfezionata su Facebook.
Dove
andremo a finire di questo passo? Invece che umanizzare il virtuale, stiamo
virtualizzando l’umano. Invece di spingere per ritrovare la gioia di vedersi,
stare insieme, organizzarsi per rubare al tempo attimi di felicità, mettiamo
protesi al nostro cellulare e limoniamo con lui.
Ci
rendiamo conto vero?
Se
penso a questa applicazione capisco che siamo in mano a chi usa i nostri
bisogni per controllare tutto di noi, mente, emozioni, creando dipendenze reali
da questi strumenti senza i quali non riusciamo più a stare.
E
dire che il bacio, per me, è patrimonio dell’umanità!!!
Dal
disagio è tutto.
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