martedì 14 febbraio 2017

Kissenger...anche No!!!





Questa  non è scienza e  neanche fantascienza, bensì la tristezza più assoluta e l’inesorabile prova del declino del genere umano.

Una cosa sono i rapporti a distanza e un’altra è la distanza nei rapporti, che si crea quando si delega alla tecnologia ciò che è appannaggio dell’essere umano. Lo smartphone oggi è diventato più necessario dei farmaci salvavita. Se lo perdiamo o va in tilt cadiamo nella disperazione più assoluta, come se non ci fossero altri modi per comunicare o far sapere alle persone  che ci interessano che sono nei nostri pensieri.

Anche le chiamate sono ormai diventate obsolete, e pensare che solo la voce di una persona certe volte accende un mondo di fantasia azzerando qualunque distanza. Invece si comunica tramite messaggi, a volte vocali , immagini, video, non si formulano più neanche frasi per comunicare un pensiero o uno stato d’animo, ma si usano aforismi preconfezionati che fanno sembrare tutti un esercito di replicanti col cervello in stand by.

Ore e ore di messaggi, perdita di sensibilità alle dita, una fatica sovrumana per far passare un concetto che spesso e volentieri viene frainteso, quando con una semplice chiamata non solo non ci sarebbero malintesi, ma sarebbe molto più piacevole e divertente. Certo, ci sono occasioni in cui non è possibile, ma farne una regola è davvero triste.

Nell’epoca dei rapporti interpersonali fasulli e virtuali, c’è una new entry di tutto rispetto, sì, il rispetto di sta cippa!!! Un congegno elaborato da chi ha capito che mettersi in gioco davvero è cosa per pochi, e che è molto più facile giocare all’uomo piuttosto che esserlo.

Avete presente l’icona di Whatsapp che viene usata per dire che mandiamo un bacio? Lo smile col cuoricino sulla bocca? Ecco, fra non molto la useranno solo i nerds, perché un team di ricercatori di Londra ha sviluppato un dispositivo che permette di scambiarsi effusioni con lo smartphone attraverso un’applicazione chiamata Kissenger.

Un mini materassino in silicone dotato di sensori è la “protesi”  che tenta di simulare il bacio nella realtà.



Domanda: ma siamo seri?

Un oggetto superfluo per molti, una nuova frontiera per il sesso del futuro secondo altri, non a caso è stato presentato alla conferenza dedicata a “Love and sex with robots” di Londra, palcoscenico privilegiato di progetti e prototipi che pongono l’attenzione su come potrebbe evolversi l’erotismo nell’era dell’intelligenza artificiale.

Che poi di artificiale ha tutto, ma di intelligenza, a parer mio, ha ben poco. Perché secondo me la vera intelligenza è quella emotiva, quella istintuale, quella animale, veicolata sì dalla capacità pensante, ma non certo imbrigliata in mondi virtuali dove i sensi sono castrati oltre modo.

Ma vi vedete a fare i limoni col telefono? No dai, per favore, solo l’immagine mi dà fastidio! 

Eppure sono certa che accadrà, perché la tecnologia sta avanzando inesorabile e le persone tendono a privilegiare il rapporto virtuale invece di quello umano. Ciò che dovrebbe ridurre le distanze le accentuerà, perché verrà usato anche da chi non avrebbe bisogno.
“Perché sbattersi per andare a prendersi un bacio vero quando con questo sistema me la cavo dal divano di casa?”

Come perché, porca miseria!!!???

Perché non c’è niente che possa anche solo lontanamente simulare il calore, il sapore, l’emozione di un bacio vero dato a chi amiamo. Non parlo di chi sta in due continenti diversi e cerca di ridurre la distanza come può (anche se non è una scusante perché io, a suo tempo, ho preso un aereo per andarmi a prendere i baci dell’uomo che amavo che lavorava all’estero), ci sono situazioni indubbiamente di difficile gestione,e la tecnologia qui viene in aiuto.
Parlo di chi abuserà dello strumento, impigrendosi oltremodo e snaturando i rapporti fino a creare un gelo che li annienterà. 
Mi viene in mente la canzone “Che ne sanno i 2000”, e penso che forse in futuro mi chiederò: ma che ne sapete voi delle poste sotto casa per vedere la persona che ti piace anche solo per un istante, dei baci rubati, delle mani sfiorate che fanno venire i brividi, dei chilometri in treno, in macchina per stare anche solo il tempo di un caffè insieme a chi amiamo, delle telefonate chilometriche e del desiderio di quel contatto umano che oggi sembra passato in secondo piano rispetto al virtuale, delle ricerche certosine di informazioni sulla persona che ci interessava attraverso amiche e amici, quando oggi con Facebook sai anche quanti peli uno ha nelle orecchie.

E a san Valentino c’era il bigliettino scritto a mano, cazzarola, non il gif o la frase preconfezionata su Facebook.

Dove andremo a finire di questo passo? Invece che umanizzare il virtuale, stiamo virtualizzando l’umano. Invece di spingere per ritrovare la gioia di vedersi, stare insieme, organizzarsi per rubare al tempo attimi di felicità, mettiamo protesi al nostro cellulare e limoniamo con lui.
Ci rendiamo conto vero?

Se penso a questa applicazione capisco che siamo in mano a chi usa i nostri bisogni per controllare tutto di noi, mente, emozioni, creando dipendenze reali da questi strumenti senza i quali non riusciamo più a stare.

E dire che il bacio, per me, è patrimonio dell’umanità!!!


Dal disagio è tutto.

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