In una società sempre più liquida e con una profonda crisi di identità , i valori e i principi profondi che hanno guidato l'umanità per millenni sembrano essere evaporati.
La sostanza ha ceduto il passo all'apparenza, l'affermazione di sé si è imposta sulla cooperazione, non si mostrano più le emozioni perchè se lo fai sei vulnerabile e se commetti alcuni errori, a volte non c'è redenzione.
Ci siamo evoluti così tanto che abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica che valiamo, di un motivatore che ci ricordi costantemente i nostri obiettivi, di un terapeuta che ci insegni a respirare nuovamente per connetterci alla parte più profonda di noi e di un post-it attaccato allo specchio in cui ricordiamo a noi stessi che ci amiamo.
La nostra è una finta evoluzione, perchè sull'altare del cosiddetto progresso abbiamo sacrificato la nostra umanità e la nostra scintilla divina.
Cerchiamo il segreto della felicità, l'elisir della giovinezza e la capacità di vivere una vita appagante e serena, e lo facciamo investendo tempo e denaro in corsi di ogni genere, senza pensare che le risposte sono nell'unico luogo in cui non cerchiamo mai, dentro di noi. Crediamo sia tutto difficile e criptico, quando invece è molto più semplice di quello che pensiamo, ma semplice non vuol dire senza sforzo, e la maggior parte di noi, quando c'è da lavorare seriamente su se stessi, preferisce lamentarsi piuttosto che agire.
Ogni corrente spirituale, dalle religioni classiche alle moderne filosofie di vita, non fa mistero né di ciò che serve per vivere una vita libera e appagante, né del fatto che bisogna rimboccarsi le maniche per guarire le proprie ferite e crescere come individui forti e consapevoli.
E a meno che non viviate sul cucuzzolo della montagna, con un pastore maremmano bianco e un piccolo gregge di caprette che fornisce il latte per la vostra attività casearia, le relazioni con altri esseri umani saranno la causa principale di ogni vostro problema.
E non solo le azioni che altre persone compiranno nei vostri riguardi creeranno attriti e dissapori, ma anche le vostre reazioni alle stesse, e che si tratti di colleghi, amici, familiari o amanti, un torto avrà uno strascico emotivo che a volte consumerà la vostra vita se non sarete in grado di guarire quella ferita e andare avanti nel vostro cammino.
Ma qual è il segreto per voltare pagina e liberarsi delle zavorre emotive?
Il segreto amici miei è la cosa più semplice e allo stesso tempo difficile che esista, il perdono.
In un mondo in cui l'ego regna sovrano e il leit motiv è "occhio per occhio dente per dente", non posso fare a meno di chiedermi:
"Il perdono è davvero necessario per voltare pagina e vivere una vita migliore? E come si fa a capire se abbiamo davvero perdonato o facciamo semplicemente finta di nulla? E soprattutto, si può perdonare senza dimenticare?"
Ho attinto alle mie preziose fonti per cercare di capire se uomini e donne la pensano allo stesso modo, e pur con motivazioni diverse hanno tutti confermato che sì, il perdono è necessario per andare avanti e liberarsi del fardello di rabbia, risentimento e sopraffazione che certe situazioni hanno creato.
- Perdono per me stesso, per crescere e per non essere schiavo di una situazione che mi crea disagio. Perdono ma non dimentico, non porto rancore ma da quel momento so chi ho davanti e mi comporto di conseguenza. (O, uomo)
-Perdono perchè non so portare rancore, ma tengo cara la lezione per non farmi fregare più. Non so se questo mi renda una persona migliore o mi faccia apparire senza spina dorsale, ma odio i conflitti e penso che vivere con rancore non faccia bene a nessuno. (E.donna)
-Il perdono è un salvacondotto per la libertà. Quando metti da parte l'ego e l'orgoglio e metti a tacere la sofferenza, rompi il legame col tuo carnefice e sei libero. (V. donna)
-Puoi perdonare, ma senza dimenticare, solo se dai un senso a quello che è successo, se apprendi la lezione che c'è dietro all'azione. In ogni caso è più facile perdonare gli altri che se stessi. (M. uomo)
-Il perdono è un atto nobile, coraggioso e liberatorio, è come dire "Non voglio farti soffrire per il male che mi hai fatto, solo per farti capire quanto mi hai ferito". Più grave sarà l'offesa e più coraggio ci vorrà per perdonare, ma questo può portare a nuovi capitoli di vita, più solidi e consapevoli, senza distacco, più uniti di prima. (P. uomo)
-Si perdona per se stessi, per non lasciare alla sofferenza alcun potere sulla nostra vita. Non si dimentica nulla, per fortuna, e si ha la certezza di aver perdonato quando ripensare all'accaduto o incontrare la persona coinvolta non fa più male. Il tempo poi aiuta.(S. donna)
-Se il perdono viene concesso per andare avanti invece di prendere decisioni forti, è una paraculata e basta. Sì, ti perdono, insabbio tutto, e mi faccio andar bene la cosa invece di dovermi mettere in gioco davvero. In generale non porto rancore perchè è fatica sprecata, ho di meglio da fare. (G., uomo).
-Non sempre è necessario perdonare, si può vivere bene anche senza farlo se chi ci ha ferito nel profondo è una persona a cui non frega niente di noi. Fanculo, si vive bene lo stesso. (M.uomo)
Einstein diceva che nelle difficoltà si celano le opportunità...
Mettiamola così Albè... la prossima volta che mi reincarno vorrei gentilmente evitare il pianeta terra..
Con affetto
Maruska
Nessun commento:
Posta un commento