C’è
un abito che indossiamo appena veniamo alla luce e che ci accompagna durante
tutta la vita. E’ un abito che non passa mai di moda, che cambia insieme a noi,
che deve essere lavato, curato e osservato.
E’ un abito magico, perché parla. Parla attraverso colori, odori,
immagini astratte che in realtà riguardano disagi concreti. Quest’abito è la
nostra pelle, l’organo più grande che abbiamo, che avvolge il nostro corpo, ci
protegge e allo stesso tempo rappresenta il confine col mondo esterno. La pelle
è il “luogo” dove la nostra vita e in
nostro modo di essere dialoga con ciò che c’è fuori di noi.
Ecco
perché tutte le problematiche che hanno a che fare con la pelle riguardano i
nostri contatti con gli altri. Sin dal primo respiro è la pelle che ci fa
sentire a casa, quando veniamo appoggiati sul petto della mamma per sentire che quel legame che c’era dentro c’è anche fuori, e l’organo che permette questa
continuità è la pelle, col suo calore e il suo odore.
E’ l’organo del tatto,
quello che per primo ci fa sentire parte di qualcosa di più grande oltre a noi.
Attraverso il tatto e la pelle scopriamo
che il mondo ha diverse consistenze, più o meno piacevoli, e impariamo a
riconoscere che se qualcosa non ci convince “a pelle”, forse non va bene per
noi.
E’ un po’ la cartina tornasole
delle nostre emozioni più profonde, che a volte abbiamo paura di vedere, quelle
che a volte non vediamo proprio ma chiedono udienza, e infine quelle che ci
vorrebbero far fare un salto di qualità nella nostra consapevolezza ma che ci
rifiutiamo di ascoltare.
I
problemi legati alla pelle sono a volte difficili da curare, proprio perché
hanno una componente emotiva complessa e profonda, che richiede uno sforzo
notevole per essere affrontata e soprattutto accettata. E’ un percorso di
conoscenza di sé, di coraggio nel guardare in faccia situazioni scomode a
volte, di assumersi la responsabilità di chi siamo e di cosa proviamo a
dispetto del giudizio degli altri.
Noi esistiamo a prescindere dalle altre
persone, da cosa dicono, pensano o credono di noi. Per stare bene dobbiamo
sentirci a nostro agio nella nostra pelle, e se così non è vuol dire che
dobbiamo intervenire per aiutare noi stessi ad essere liberi di esprimere ogni
emozione senza paura.
Vediamo
un po’ più da vicino alcuni disturbi legati alla pelle utilizzando la visione
della meta medicina, secondo la quale i disturbi legati alla pelle si possono
ricondurre a sensazioni di rifiuto, abbandono, svalutazione o incomprensione
degli altri verso di noi o di noi verso noi stessi. Riguardano anche una
collera non espressa, il senso di colpa per non essere perfetti , per non
sentirsi all’altezza delle aspettative altrui o personali, e così via.
Diciamo che invece del messaggio in bottiglia
lo abbiamo a “fior di pelle”.
L’eczema, per esempio, è un’affezione
connessa ad emozioni che riguardano la perdita di contatto con una persona
cara. Può essere una partenza, una separazione o un lutto. A volte non è reale
l’allontanamento, ma solo percepito così da chi lo vive. E’ reale per lui, e
questo basta per scatenare il problema. Ci sono poi significati diversi a
seconda che compaia sulle mani piuttosto che sui piedi, ma in generale si
collega sempre a un allontanamento dagli affetti, per svariate ragioni. Un
eczema diffuso sul corpo è possibile riguardi la sensazione di essere stati
tagliati fuori, respinti o completamente abbandonati . da qualcuno che per noi
era una fonte di affetto. Quindi un dolore da separazione o la paura di venire
separati da qualcuno a cui si tiene molto e rimanere soli.
L’acne, ha a che fare con il senso di
svalutazione personale. E’ presente
spesso negli adolescenti che si sentono
non integrati ed esclusi dal gruppo dei compagni, o che si svalutano
fisicamente. Questo svalutarsi può derivare da osservazioni di cattivo gusto da
parte dei coetanei. Quando è sul volto, una grave forma di acne denota il
rifiuto della propria persona. Ci svalutiamo paragonandoci agli altri,
trovandoci brutti, troppo magri o grassi, non all’altezza, stupidi, etc. Dal
momento che ci auto rifiutiamo non vogliamo essere avvicinati. Sulla schiena
può essere connessa al farsi carico di molte responsabilità per paura di venire
rifiutati. Tuttavia se non riusciamo a farvi fronte ecco che ci rifiutiamo d
soli.
I
pruriti cutanei possono esprimere
ansia ma anche impazienza, e quando il prurito ci fa grattare selvaggiamente,
quasi da toglierci la pelle, la causa è l’esasperazione nei confronti di una
situazione o di una persona. Il luogo in cui si manifestano è a sua volte
rivelatore:
·
Alla testa può riguardare la preoccupazione per non riuscire a
formulare o rielaborare ciò che mi passa per la testa
·
Sulle braccia può riguardare l’impazienza in ciò che si fa o il
ritmo al quale si svolgono le cose che ho da fare
·
Ai glutei, la fretta di alzarsi per fare altre cose
·
Alle gambe può riferirsi all’impressione che le cose non vadano
abbastanza in fretta.
Questi
sono solo alcune nozioni di base sulle cause emotive che intervengo in questi
disturbi. Ovvio che ce ne sono altre e che anche le problematiche della pelle
sono molte di più
.Magari nei prossimi articoli ne prendiamo qualcuna a campione
e la esaminiamo più approfonditamente.
E’
difficile poter consigliare un rimedio vibrazionale specifico, in questi casi
sono miscele di essenze che spaziano nel vissuto emotivo della persona
interessata, e sono strettamente personali, perché non si tratta solo di
analizzare la situazione, ma anche di capire come è stata vissuta e se quella
specifica emozione era oggettivamente sostenuta dall’azione o solo percepita
tale dal diretto interessato.
La
pelle non è organo di compromesso. Ti mostra le cose, e non ti permette di non
vederle , te le lascia lì in bella mostra. Lei è paziente, sa che prima o poi
quel messaggio sarà codificato in nome della guarigione e della crescita
personale.
La
consapevolezza è la chiave per superare ogni ostacolo, l’amore per se stessi
l’unica medicina .
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