lunedì 28 marzo 2016

Rinascita..




La parola di oggi è Rinascita.

Come ogni anno la Pasqua porta con sé il desiderio di rinascita, di rinnovamento e in alcuni casi anche di riscatto. Esattamente come succede nel mondo, dove ogni giorno si combattono battaglie di ogni genere, dentro di noi c’è un crepitio simile, un lavoro continuo di superamento dei nostri limiti e tentativi più o meno efficaci di vincere le nostre battaglie personali.

Rinascere è un atto di fede e coraggio, è la decisione consapevole e ardita di darci una nuova possibilità per essere felici, per realizzare un sogno o semplicemente per essere noi stessi e non quello che vogliono gli altri.

 Rinascere significa abbandonare vecchie credenze e modi di fare per abbracciarne di nuovi magari sconosciuti ma terribilmente affascinanti e  carichi di energia e positività. Significa guardare la vita con occhi nuovi, vedendo dietro una difficoltà l’opportunità di reinventarsi, di tirare fuori gli attributi e affrontare le situazioni come non avremmo mai fatto in altre circostanze.

Rinascere vuol dire ritrovare sotto cumuli di polvere emotiva la gioia e la determinazione del bambino dentro di noi, che sa cosa vuole e fa di tutto per ottenerlo, e soprattutto vuol dire togliersi un vestito ormai stretto  e indossarne un altro che sentiamo addosso come una seconda pelle. Se è vero che ogni età ha la sua bellezza e le sue opportunità, possiamo rinascere quante volte vogliamo se questo significa puntare sempre più in alto, avvicinarci sempre più alla realizzazione dei nostri desideri, al raggiungimento di quella calma interiore che solo l’essere al posto giusto ti può dare.

Rinascere significa anche scegliere di non voler controllare tutto con maniacale precisione, ma lanciarsi nella vita in caduta libera, certi che ogni volo sarà più bello di quello precedente.

Rinascere  significa anche perdonarsi per non essersi amati e rispettati abbastanza, per aver pensato di essere inferiori agli altri, per non aver creduto in noi stessi e nelle nostre capacità. 
E sul terreno del perdono seminare nuovi atteggiamenti e nuove promesse per una vita migliore. E’ tagliare i rami secchi, scrollarsi di dosso responsabilità che non ci appartengono ma che accettiamo per quieto vivere, è scegliere di lasciar cadere la zavorra inutile per alzarci  in alto verso nuovi orizzonti.

E soprattutto rinascere significa SAPERE dentro di sé che siamo esseri divini e che come tali possiamo vivere una vita libera e vera sempre,in ogni istante, che se si chiude una porta è solo perché ce n’è un’altra che chiede di essere aperta ma finchè non lasciamo il vecchio non permettiamo al nuovo di manifestarsi nella nostra vita.

Rinascere ha a che fare con la “RESA”, che non significa perdere, ma bensì abbassare la guardia, arrendersi alla vita avendo come unico riferimento il nostro cuore e ciò che sentiamo giusto per noi. Il resto accadrà da solo. 
La vita accade, ogni giorno, anche se non facciamo nulla, anzi, spesso i veri miracoli succedono proprio quando ci togliamo di mezzo, quando lasciamo andare paure e condizionamenti e facciamo fare all’universo.

Fra le essenze vibrazionali ce ne sono alcune che ci aiutano proprio in questo, vediamole da vicino.

·         Foca ( Essenza Animali selvatici), insegna a muovesi con fluidità e grazia nella vita, lasciandosi andare al corso naturale degli eventi, senza sforzarsi troppo e senza controllare tutto. Aiuta a rilassarsi in attesa che i processi si sviluppino da soli.

·         Medusa (Essenza Animali selvatici),per lasciarsi completamente andare, essere nel flusso e lasciarsi guidare dal flusso. La resa massima

·         Salmone (Essenza Animali selvatici), per scoprire che esiste un senso e un significato profondo in ogni cosa che viviamo. Molto utile per coloro che devono affidarsi, di fronte a un futuro ancora ignoto) al processo spirituale della vita.

·         Cherry Plum (Fiore di Bach), per mollare la presa, per uscire dalla tendenza a voler controllare tutto e tutti, rischiando di scoppiare per la troppa tensione interna.

A ognuno la sua rinascita, e come disse Paramahansa Yogananda, maestro spirituale del nostro secolo, “Non comportatevi come pavidi esseri umani, siete figli di Dio”.


Buon cammino.

domenica 20 marzo 2016

Guardami...






Quando pensiamo al verbo “guardare” di solito lo facciamo in riferimento a ciò che ci circonda, il paesaggio, le persone, le nostre attività quotidiane.
 Ma “guardare” ha un significato più ampio, che si estende alle situazioni, ai rapporti fra le persone, a ciò che accade dentro di noi. Guardare a volte non basta, bisogna “vedere” quello che si cela dietro alla vita apparente.
E’ proprio questo scatto che spesso provoca i maggiori disagi, perchè un conto è aprire gli occhi sulle situazioni e un altro è vederle.
 Spesso ci rifiutiamo di vedere ciò che è palese perché è più doloroso che far finta di nulla, altre volte ciò che vediamo fa così male che il nostro organo fisico preposto alla vista si ammala proprio per dirci che una certa situazione ci ha feriti oltremodo e dobbiamo rielaborarla. Altre volte fa comodo non vedere, perché tutto sommato ci sta bene così.

Ma la vista è un senso al quale non si sfugge, perché viaggia su due binari che a un certo punto si incrociano e chiedono di alzare il velo sulle scuse, sulle paure e sulla non consapevolezza che a volta ci accompagna proprio nei momenti cardine della nostra vita. Prima o poi il conto ci viene presentato, e dobbiamo guardarlo in faccia.

Quando l’organo della vista viene colpito è perché succede qualcosa fuori o dentro di noi che non vogliamo vedere, come la sofferenza improvvisa di una persona che amiamo, una situazione da cui temiamo di non uscire, una verità che sappiamo ci farà male ma che preferiamo tenere nella penombra, che conosciamo, piuttosto che portarla alla luce, che non sappiamo cosa mostrerà.
E’ sempre una questione di consapevolezza leggere un disagio in una chiave più ampia del semplice sintomo fisico, e proprio questa maturità nel guardare oltre ci permette di conoscerci sempre più a fondo, e riscoprire nel nostro corpo un amico fedele che porta sempre l’attenzione prima che all’esterno su di noi.

La stessa metamedicina fa riferimento agli occhi come alla capacità di vedere, di guardarci, di guardare gli altri e anche la vita. Una congiuntivite, per esempio, fa riferimento alla difficoltà di accettare qualcosa che vediamo o che non vediamo più, oppure alla vista di qualcosa che ci ha fatto arrabbiare o che ci ha profondamente spaventati. 
La miopia è un’anomalia che impedisce di vedere bene da lontano, e traduce la sensazione di sentirsi minacciati o non abbastanza sicuri, il futuro ci fa paura. 
L’allergia agli occhi  traduce un disturbo in ciò che vedo, che sovente richiama un evento triste della mia vita o qualcosa che vorrei rivedere perché mi manca molto nella mia vita attuale.

Queste sono indicazioni di massima, ovviamente, ma sono uno spunto per riflettere su ciò che ci accade, che si manifesta in una determinata maniera piuttosto che in un’altra. E’ un richiamo al risveglio, al guardarsi davvero senza filtri, al capire che c’è molto di più rispetto a quello che sembra.
Dal mondo delle essenze ce ne sono alcune che ci aiutano a guardare oltre l’apparenza e a codifica i messaggi che ci arrivano dal corpo per riscoprire la nostra verità interiore e fare le scelte giuste per noi.

·         Procione ( Essenza Animali Selvatici), per chi ha intrapreso un viaggio di consapevolezza e deve far emergere ricordi che hanno segnato il proprio percorso in modo significativo.  Il procione aiuta a svelare la verità che si cela dietro alle apparenze.

·         Zebra (Essenza Animali Selvatici) per trascendere una visione in “bianco e nero”, accostarsi a un livello di verità profonda e integrata e vedere la verità nascosta che si cela dietro una maschera.

·         Star of  Bethlehem  ( Fiore di Bach) per rielaborare traumi, paure, shock e curare le ferite che queste situazioni possono avere creato dentro di noi. Lenendo questi traumi impediamo che diventino voragini che risucchiano la nostra serenità lasciando la porta aperta a ogni tipo di paura o angoscia.

·         Holly  (Fiore di Bach) per la rabbia che proviamo in certe situazioni e che non riusciamo ad esternare , permettendole così di erodere dall’interno la nostra tranquillità

Vediamo sempre più di quello che pensiamo, basta essere solo più attenti a leggere i messaggi che la nostra anima ci manda attraverso l’unica cosa reale che possediamo, il nostro corpo.


Buona lettura anime in risveglio ..

domenica 13 marzo 2016

Nostalgia...






Ieri  una carissima amica che non sento da anni mi ha mandato una foto del suo matrimonio che ci ritrae insieme sorridenti e felici.  Eravamo compagne di scuola, di confidenze, di pazzie! Un affetto sincero ci legava e ci lega tuttora, a distanza di anni e nonostante le nostre vite si svolgano in città diverse.

Il messaggio che accompagnava questa foto era “nostalgia”. A un certo punto della sua vita ha deciso di fare un bilancio, di riflettere sulle sue scelte, di capire se quello che avevo deciso tempo prima l’aveva portata dove voleva essere, e soprattutto se l’aveva  fatta sentire come avrebbe voluto.
 Forse è l’età, o forse succede a tutti prima o poi di sedersi a tavolino e fare un bilancio. Quando ci sentiamo nostalgici però, in affanno, in difficoltà nella realtà che abbiamo creato con le nostre scelte, forse c’è qualcosa che va rivisto, smussato o abbandonato. 
La nostalgia è una di quelle emozioni che ci porta indietro a un tempo che non c’è più, e che si chiama passato per un motivo.
 Quando lo guardiamo con tenerezza, col sorriso sulle labbra e con la leggerezza che contraddistingue le scelte fatte con consapevolezza e maturità, quello sguardo indietro non fa male, non è pesante ma è lieve.
 Quando invece ci mostra situazioni che ci facevano stare bene e che non abbiamo coltivato e per questo sono sfumate, ecco che allora che quelle scelte pesano come macigni, e la realtà che viviamo non ci appaga come dovrebbe. 
La vita è fatta di scelte, e ogni volta che ne facciamo una è come se aprissimo una porta chiudendone un’altra, ed oltre la soglia c’è un altro pezzo di viaggio, diverso dall’altro ma non meno importante. 
Scegliere di privilegiare il lavoro per dare ai nostri figli una vita migliore può creare sensi di colpa in un secondo tempo, anche se la spinta iniziale è sempre l’amore, ma magari lo vediamo solo in un secondo tempo.
 La frase “Col senno di poi” è una magra consolazione a volte! Magari se ci fosse un senno del prima sarebbe meglio, ci risparmieremmo un sacco di grattacapi, ma non cresceremmo.
La nostalgia a volte ci dà una seconda possibilità, purchè non sia la nostra modalità per affrontare le cose. Se infatti non facciamo altro che piangere sul latte versato rimpiangendo ciò che non abbiamo più o che avremmo potuto avere scegliendo strade diverse, allora il problema è un altro, la nostra natura di “vittime” più o meno inconsapevoli. 
Ma quando la nostalgia ci permette di riflettere su ciò che abbiamo ottenuto seguendo e lavorando sulle nostre scelte, allora forse il messaggio è un altro, forse ci vuole dire di fare la scelta che allora abbiamo accantonato, di valutare bene che cosa vogliamo ancora dalla vita, che cosa ci manca e se quello che ci manca vale il rischio di una nuova scelta.
Credo che la vita sia davvero meravigliosa e ricca di opportunità e di seconde e terze  e infinite possibilità per essere felici, e se questa parola fa paura, anche sereni credo sia una meta ambita! Ciò che conta è rimanere con i piedi ben piantati a terra, nel presente che viviamo, senza disperdere le nostre energie pensando a ciò che è stato o a ciò che potrebbe essere. 

Sono entrambi tempi che non esistono,il primo non esiste più e il secondo non esiste ancora. E’ oggi il punto di potere, oggi possiamo fare la differenza.

Vediamo quali essenze ci aiutano a non essere vittime della nostalgia ma ad utilizzarla come un trampolino per spiccare nuovi voli:

·         Honeysuckle ( Fiore di Bach) per chi vive più nel passato che nel presente, rifugiandosi nei ricordi di un tempo migliore e paragonando quello che vivono con il passato, constatando che tutto era molto più bello allora. E’ l’essenza per chi idealizza i giorni lontani per paura delle incognite del presente. Questo rimedio ci ricorda che ciò che abbiamo fatto lo possiamo rifare, conquistandoci una nuova felicità. Ci aiuta a crescere.

·         Bufalo (Essenza Animali Selvatici) per aiutarci nel radicamento, nel rallentare il ritmo e accedere al “qui ed ora”, coltivando la concentrazione e la quiete interiore. Molto indicato da chi è provato d stress e crisi profonde.

·         Foca (Essenza Animali selvatici) per lasciarsi andare al corso degli eventi senza sforzarsi troppo e senza controllare tutto. Aiuta a rilassarsi in attesa che i processi si sviluppino da soli, .

C’è un tempo per ogni cosa ma c’è anche tempo per tutto, e se una cosa non è stata allora, non è detto che non lo sia mai.  Se la nostalgia è tanta forse ha un messaggio per noi, e allora perché non tentare ? 
Cosa potrà mai succedere di terribile che non sia già successo?


Buone nuove possibilità anime in cammino…

domenica 6 marzo 2016

Il primo abito..



C’è un abito che indossiamo appena veniamo alla luce e che ci accompagna durante tutta la vita. E’ un abito che non passa mai di moda, che cambia insieme a noi, che deve essere lavato, curato e osservato.  E’ un abito magico, perché parla. Parla attraverso colori, odori, immagini astratte che in realtà riguardano disagi concreti. Quest’abito è la nostra pelle, l’organo più grande che abbiamo, che avvolge il nostro corpo, ci protegge e allo stesso tempo rappresenta il confine col mondo esterno. La pelle è il “luogo” dove  la nostra vita e in nostro modo di essere dialoga con ciò che c’è fuori di noi.
Ecco perché tutte le problematiche che hanno a che fare con la pelle riguardano i nostri contatti con gli altri. Sin dal primo respiro è la pelle che ci fa sentire a casa, quando veniamo appoggiati sul petto della mamma per sentire che quel legame che c’era dentro c’è anche fuori, e l’organo che permette questa continuità è la pelle, col suo calore e il suo odore.
 E’ l’organo del tatto, quello che per primo ci fa sentire parte di qualcosa di più grande oltre a noi. Attraverso  il tatto e la pelle scopriamo che il mondo ha diverse consistenze, più o meno piacevoli, e impariamo a riconoscere che se qualcosa non ci convince “a pelle”, forse non va bene per noi.
  E’ un po’ la cartina tornasole delle nostre emozioni più profonde, che a volte abbiamo paura di vedere, quelle che a volte non vediamo proprio ma chiedono udienza, e infine quelle che ci vorrebbero far fare un salto di qualità nella nostra consapevolezza ma che ci rifiutiamo di ascoltare.
I problemi legati alla pelle sono a volte difficili da curare, proprio perché hanno una componente emotiva complessa e profonda, che richiede uno sforzo notevole per essere affrontata e soprattutto accettata. E’ un percorso di conoscenza di sé, di coraggio nel guardare in faccia situazioni scomode a volte, di assumersi la responsabilità di chi siamo e di cosa proviamo a dispetto del giudizio degli altri. 
Noi esistiamo a prescindere dalle altre persone, da cosa dicono, pensano o credono di noi. Per stare bene dobbiamo sentirci a nostro agio nella nostra pelle, e se così non è vuol dire che dobbiamo intervenire per aiutare noi stessi ad essere liberi di esprimere ogni emozione senza paura.
Vediamo un po’ più da vicino alcuni disturbi legati alla pelle utilizzando la visione della meta medicina, secondo la quale i disturbi legati alla pelle si possono ricondurre a sensazioni di rifiuto, abbandono, svalutazione o incomprensione degli altri verso di noi o di noi verso noi stessi. Riguardano anche una collera non espressa, il senso di colpa per non essere perfetti , per non sentirsi all’altezza delle aspettative altrui o personali, e così via. 
Diciamo che invece del messaggio in bottiglia lo abbiamo a “fior di pelle”.

L’eczema, per esempio, è un’affezione connessa ad emozioni che riguardano la perdita di contatto con una persona cara. Può essere una partenza, una separazione o un lutto. A volte non è reale l’allontanamento, ma solo percepito così da chi lo vive. E’ reale per lui, e questo basta per scatenare il problema. Ci sono poi significati diversi a seconda che compaia sulle mani piuttosto che sui piedi, ma in generale si collega sempre a un allontanamento dagli affetti, per svariate ragioni. Un eczema diffuso sul corpo è possibile riguardi la sensazione di essere stati tagliati fuori, respinti o completamente abbandonati . da qualcuno che per noi era una fonte di affetto. Quindi un dolore da separazione o la paura di venire separati da qualcuno a cui si tiene molto e rimanere soli.

L’acne, ha a che fare con il senso di svalutazione personale.  E’ presente spesso negli adolescenti  che si sentono non integrati ed esclusi dal gruppo dei compagni, o che si svalutano fisicamente. Questo svalutarsi può derivare da osservazioni di cattivo gusto da parte dei coetanei. Quando è sul volto, una grave forma di acne denota il rifiuto della propria persona. Ci svalutiamo paragonandoci agli altri, trovandoci brutti, troppo magri o grassi, non all’altezza, stupidi, etc. Dal momento che ci auto rifiutiamo non vogliamo essere avvicinati. Sulla schiena può essere connessa al farsi carico di molte responsabilità per paura di venire rifiutati. Tuttavia se non riusciamo a farvi fronte ecco che ci rifiutiamo d soli.

I pruriti cutanei possono esprimere ansia ma anche impazienza, e quando il prurito ci fa grattare selvaggiamente, quasi da toglierci la pelle, la causa è l’esasperazione nei confronti di una situazione o di una persona. Il luogo in cui si manifestano è a sua volte rivelatore:
·         Alla testa può riguardare la preoccupazione per non riuscire a formulare o rielaborare ciò che mi passa per la testa
·         Sulle braccia può riguardare l’impazienza in ciò che si fa o il ritmo al quale si svolgono le cose che ho da fare
·         Ai glutei, la fretta di alzarsi per fare altre cose
·         Alle gambe può riferirsi all’impressione che le cose non vadano abbastanza in fretta.

Questi sono solo alcune nozioni di base sulle cause emotive che intervengo in questi disturbi. Ovvio che ce ne sono  altre e che anche le problematiche della pelle sono molte di più
.Magari nei prossimi articoli ne prendiamo qualcuna a campione e la esaminiamo più approfonditamente.

E’ difficile poter consigliare un rimedio vibrazionale specifico, in questi casi sono miscele di essenze che spaziano nel vissuto emotivo della persona interessata, e sono strettamente personali, perché non si tratta solo di analizzare la situazione, ma anche di capire come è stata vissuta e se quella specifica emozione era oggettivamente sostenuta dall’azione o solo percepita tale dal diretto interessato.

La pelle non è organo di compromesso. Ti mostra le cose, e non ti permette di non vederle , te le lascia lì in bella mostra. Lei è paziente, sa che prima o poi quel messaggio sarà codificato in nome della guarigione e della crescita personale.

La consapevolezza è la chiave per superare ogni ostacolo, l’amore per se stessi l’unica medicina .