venerdì 11 maggio 2018

Destino o alibi?








Si dice che ognuno abbia il proprio destino, ma sarà vero?
E soprattutto cos’è il destino?

Un alibi per non fare scelte e non assumersi la responsabilità della propria vita, o la conclusione di un viaggio di cui possiamo scegliere tempi e modi ma non il finale?

Se qualcosa è destinata a noi, troverà comunque il modo per raggiungerci oppure siamo noi che con le nostre scelte determiniamo il corso degli eventi?

E se facciamo un errore, perdiamo forse il nostro destino? 

C’è S., uomo intelligente e pragmatico, che sostiene che sì, se “sbagliamo” perdiamo il nostro destino. In questo viaggio chiamato vita, “se si guida alla “cazzo” si rischia di perdere grandi opportunità. Se invece si guida rispettando se stessi e i propri valori, scoprendo qual è il nostro ruolo in questa vita, che cosa vogliamo davvero e credendo in noi stessi, allora si vince ”.
Secondo lui ci sono due giocatori, noi e il destino, ma l’errore più grande che commettono le persone è quello di lasciar il gioco in mano al secondo, delegando a lui la responsabilità della nostra felicità per pigrizia e immaturità, salvo poi lamentarsi di come vanno le cose.

Poi c’è D., un uomo che cavalca la vita in cerca dell’amore vero, sconveniente, folle, totale, che ha invece una visione più romantica della vita, in cui il destino ha l’ultima parola. E’ vero, le nostre scelte e i nostri errori possono farci prendere altre strade, ma se un’esperienza deve essere sul nostro cammino, possiamo girarci intorno quanto vogliamo, prima o poi finiremo per viverla, perchè magari è l’unico modo per insegnarci una lezione che altrimenti non riusciremmo ad apprendere.

M., invece, apparentemente distaccato ma in realtà attento e profondo, non dà delle risposte, ma formula altre domande: 
“Il destino è un punto di arrivo o è il coraggio delle scelte a determinarlo un passo alla volta con la possibilità di modificalo se vogliamo?”
“ Non è che la parola destino è più una paraculata che altro? Un po’ come il detto della volpe con l’uva, se non ci arrivo è perché forse non devo arrivarci!”

Gli uomini sono più pragmatici quando si parla di destino, per loro sono le azioni che creano le circostanze, e sono le scelte a determinare un domino di situazioni che altrimenti non sarebbero accadute. 
E per un certo verso è così, nel senso che se la vita ci dà delle opportunità ma noi non le cogliamo, per pigrizia, insicurezza, e via dicendo, non possiamo sbloccare una situazione che magari aspetta solo una nostra decisione per aprirci nuovi scenari.
Se aspettiamo che “il destino” ci porti quello che vogliamo, sarà una lunga attesa se noi per primi non decidiamo di andargli incontro.

Non la pensa proprio così E., donna solida e godereccia, che nella sua visione romantica della vita crede fermamente che se qualcosa è destinato a noi troverà comunque il modo per raggiungerci, a prescindere da quello che facciamo.
“Ci voglio credere in questo destino, così se anche dovessi fare qualche errore, poco male, perderò solo un pochino più di tempo”.

E le dà man forte S., vulcanica e sincera,  che sostiene a gran voce che ci sono situazioni che se devono accadere lo faranno lo stesso, anche con tutta la buona volontà per evitarle.

“Non troppo Dio, non troppo io”, direbbe il maestro spirituale nel film “Mangia, prega , ama”, nel senso che non si può lasciare tutto al fato ma nemmeno credere che tutto sia solo farina del nostro sacco.
Credo che la verità sia nel mezzo, nel senso che c’è una strada indicata per ognuno di noi, ma che dobbiamo metterci del nostro per raggiungere la meta.
Senza impegno, determinazione e volontà di riuscire non otterremo mai nulla, ma sono anche dell’avviso che il destino ci metta sulla strada le giuste indicazioni per arrivare al nostro obiettivo, per realizzare un sogno, per trovare l’Amore….

Lo dice anche un vecchio adagio, “aiutati che il ciel ti aiuta”, e persino Antony Robbins quando sostiene che “non possiamo cambiare il vento, ma possiamo orientare le vele”.

Quindi ci resta solo una cosa da fare: capire la direzione che vogliamo seguire e poi muoverci seguendo i segnali, il vento e il nostro cuore…

Il resto è “destino”….


mercoledì 28 marzo 2018

Oltre lo sguardo..

Immagini di Patricia Quinto Cotarate Photographer

Basta camminare sulla battigia per capire che il mare è la più grande allegoria della vita esistente.

Calmo, increspato e in tempesta, mosso, imprevedibile e profondo. 
La vita è così, a volte inquieta e burrascosa, altre volte calma e fluida, ma mai ferma, anche quando sembra piatta.

Sarà il profumo che emana, la schiuma che si forma quando le onde arrivano a riva per poi tornare indietro, sarà che è il mare che abbiamo dentro a creare le nostre tempeste, ma nessun elemento naturale racconta la vita come “lui”.




Osservo i sassi, uno vicino all’altro, e penso che siamo tutti sulla stessa barca, tutti esposti alla marea, agli eventi che travolgono le nostre esistenze e ci cambiano per sempre.

Possiamo essere anche grandi e spigolosi, ma la vita smussa gli angoli ed erode le nostre certezze, creando nuove spazi di crescita e adattamento.


A volte crediamo di non uscirne vivi, di rimanere seppelliti dall’impetuosità degli eventi, e invece come la Fenice, rinasciamo dalle nostre ceneri, con qualche cicatrice forse e un bagaglio di lezioni che non dimenticheremo mai, ma rinasciamo ancora, il primo giorno del resto della nostra vita. 

Il tempo passa, si formano nuovi equilibri, quello che credevamo ci avrebbe sommerso in realtà ci ha insegnato a respirare sott’acqua.


E torniamo a camminare per le vie del mondo fino alla prossima onda che nel bene e nel male ci fornirà nuova spunti di crescita ed evoluzione.
Con una consapevolezza in più, però, quella che non siamo soli a percorrere il viaggio, che siamo tutti uniti da un destino comune, che è quello di resistere alle avversità, di adattarsi ai cambiamenti, e di essere fluidi come l’acqua fra gli scogli, che si infrange inizialmente, ma poi si fa strada in ogni anfratto.
Fluidi e allo stesso tempo solidi come i sassi fra la schiuma profumata, che vengono travolti ma non si spostano mai.



Come in alto così in basso, dice un vecchio adagio, il cielo che a volte si confonde col mare, il mare che sconfina nell'orizzonte, i confini che non esistono più, e presenze che si fanno vedere solo per un istante, per ricordare che ciò che non si vede non significa non esista, e che siamo un tutt’Uno col mondo che ci circonda. 





Grazie a Patricia Quinto Cotarate, fotografa dotata di grande  talento e sensibilità per le splendide immagini che colgono con precisione e maestria i messaggi dell'Universo.
E grazie soprattutto per aver scelto me per questo progetto che insegna a spingersi "OLTRE LO SGUARDO", risvegliando quel sentire profondo che ci ricorda di essere parte di qualcosa di più grande.
Il suo talento e la sua amicizia sono per me un grande dono e fonte di crescita e stupore continuo.

Con gratitudine...




lunedì 5 marzo 2018

L'Amore è per la gente vera...







C'è una mia cara amica, P., una donna in cerca dell'amore, quello che consuma, sconveniente, folle, autentico.

Non cerca l'uomo perfetto, ma l'uomo che la sappia amare come lei ha bisogno di essere amata.
Un uomo onesto, cazzo, corretto, che non si nasconde dietro a scuse infantili se non è coinvolto, se non si vuole impegnare, se non vuole condividere niente che non sia sesso occasionale per passare il tempo e ingannare l'attesa di questa vita.
Lei è una donna "tonda", piena di sentimento, di cuore, di desiderio di condividere il tempo, lo spazio, le sue passioni con un uomo che non  sia solo all'altezza delle aspettative che ha, ma che le superi prepotentemente con la forza di una personalità matura e travolgente.

E poi c'è S, vulcanica e godereccia, che dopo la triste fine di un matrimonio che credeva basato sulla sincerità (che ha scoperto in seguito essere solo la sua) cerca un uomo col quale ridere, col quale confidarsi, che sia un buon amico e un uomo trasparente, da cui non aspettarsi sorprese, che se dice sì è sì, no è no, non mi interessa non gli interessa, ci voglio provare ci prova davvero. 
Un uomo "vero", nel senso di autentico, che si assume la responsabilità delle sue parole e che alle stesse fa seguire i fatti. Un bipede dotato di coerenza e intelligenza.

Non bisogna mica essere dei supereroi, basta essere onesti, e avere il coraggio di parlare chiaro e non nascondersi dietro a un dito di menzogne che poi diventano un muro che non si abbatte più. Anche perchè le bugie si sentono e lasciano dentro un'amarezza tale da deludere anche l'animo più gioioso.
Il problema è che tutti vogliono sembrare perfetti agli occhi degli altri, e tessono tele di finte verità che prima o poi crollano come castelli sulla sabbia. 

Sapete cosa penso? Che le persone che vogliono le stesse cose esitano ma non riescano ad incontrarsi, perchè sono così impegnate a cercare di essere qualcuno che non sono per piacere a qualcun altro che fa la stessa cosa, che non si ricordano più chi sono davvero e finiscono per perdersi completamente, senza sapere che ciò che stavano cercando era proprio davanti ai loro occhi ma non lo avevano riconosciuto.

E a volte il nostro bisogno di amore ci inganna, creando un miraggio che solo col tempo si mostra per quello che è: un'illusione.
E' come se l'imperativo principe quando si conosce qualcuno sia quello di far vedere ciò che vorremmo essere ma che in realtà non siamo, la migliore versione di un noi ipotetico, il meglio del meglio che c'è in circolazione  senza sbavature.
Ma non è così, la perfezione non esiste, e il cielo ce ne scampi! I difetti, le mancanze, i limiti, le difficoltà sono il sale di un rapporto, il mattoncino su cui costruire una relazione onesta, in cui le zone d'ombra non diventano buchi neri che ci inghiottono per sputarci poi altrove, ma un'occasione di crescita e l'opportunità per creare un'intimità autentica e profonda.

Ho l'impressione però che oggigiorno nessuno abbia più voglia di investire davvero in una relazione. Tutto rimane superficiale, nessun coinvolgimento vero, appena si paventa la possibilità di legarsi a qualcuno si tira il freno a mano e si cambia direzione.
E dire che quando le emozioni ci travolgono la vita sembra assumere un altro sapore, tutto diventa degno di essere vissuto, un film di cui scrivere ogni giorno una scena nuova ed avvincente.
E invece si vive in punta di piedi, attenti a non sconvolgere falsi equilibri tristi, a non permettere a nessuno di vedere oltre la coltre grigia delle nostre paure. Una farsa continua, che a forza di essere recitata finiamo per credere sia la realtà.

Ma se non ci mostriamo veramente per quello che siamo, nessuno potrà amarci davvero sinceramente. Non dobbiamo fingere di volere qualcosa o essere diversi da ciò che siamo per piacere a qualcuno. Se lui o lei non ci apprezza, ci sarà qualcun altro che lo farà. E invece la paura di restare soli e di non essere all'altezza delle situazioni ci porta spesso ad indossare una maschera che poi diventa una gabbia che non riusciamo a togliere più.

Il bisogno di Amore ci rende fragili e sottolinea una profonda insicurezza personale che ci fa sentire "NON ABBASTANZA".

Ma per avere cose mai avute bisogna fare cose mai fatte.

Quindi, per avere un Amore vero bisogna essere come ciò che desideriamo, autentici, senza compromessi, senza accontentarsi, senza paura.

Un grande amore prevede un grosso rischio, tutto dipende da quanto lo desideriamo e da quanto siamo disposti a metterci in gioco. E se capiamo che chi abbiamo davanti non viaggia con noi, cambiamo treno, cambiamo destinazione, andiamo per la nostra strada, prima o poi il giusto compagno di viaggio arriverà, non sprechiamo tempo prezioso che non tornerà più.

Per un viaggio che faccia davvero la differenza ci vuole coraggio, il coraggio di essere trasparenti, vulnerabili e disposti a vivere la vita col piede sull'acceleratore, sempre.

La vita è una, e far finta di viverla è il peggior torto che possiamo fare a noi stessi.
Pensiamoci.

sabato 10 febbraio 2018

Speedlove....




Si dice che non basti una vita per conoscere una persona, eppure a volte bastano pochi minuti per capire se chi abbiamo davanti merita una seconda chance.
Se è vero che l’abito non fa il monaco, è altresì vero che a volte lo fa!!
E le reazioni sensoriali che nascono quando incontriamo una persona per la prima volta ci dicono molto, non tanto su di lui, ma su di noi, su quello che vogliamo davvero e su quello che non siamo disposti ad accettare.

Quante volte ci è capitato di dire:” Ho conosciuto una persona, ci ho parlato qualche minuto e ho sentito subito un certo feeling?!”
Su questo principio si basa lo SPEED DATE, metodo di incontro fra i più discussi ma anche anche frequentati.!!

Che cos’è?

E’ l’incontro fra sconosciuti (uomini e donne in numero uguale)che si parlano per pochi minuti. Le donne sono sedute ognuna a un tavolino e gli uomini ogni tre minuti scorrono a quello vicino. In questo modo tutti parlano con tutti.
Vietato scambiarsi numeri di telefono o mail fino alla fine del giro, e li potranno avere solo gli uomini ai quali le donne avranno scritto SI’ su un foglietto, e sempre che anche loro abbiano fatto lo stesso (il cosiddetto match).
Quando se ne parlò per la prima volta, il sociologo Francesco Alberoni commentò così: “E’ una pazzia, durerà pochissimo”.
Invece lo speed date ha compiuto vent’anni. Il primo fu organizzato a Los Angeles nel 1998, e in Italia esiste da ben 15 anni.

Perchè così tanto successo? E soprattutto, è davvero possibile incontrare qualcuno che possa fare la differenza in soli tre minuti? 
Qual è la parola magica che fa scattare l’interruttore dell’interesse?
L’aspetto fisico arriva sicuramente per primo, e possiamo dirci quanto vogliamo che la bellezza non è tutto , ma se quello che vediamo non ci piace, o semplicemente non c’è quella sensazione a pelle che ti spinge ad andare oltre, sarà difficile fare il passo successivo.
Puoi essere anche Giacomo Casanova, ma se in tre minuti riesci solamente a identificarti e a chiarire che non hai reati a carico, l’interesse è difficile che decolli.
Qual è allora l’ingrediente magico che determina la scelta? 
Cosa colpisce in prima battuta? Quello che dice, o quello che non dice? Quello che arriva a pelle o le sensazioni che sotto pelle mandano un messaggio?

Si dice che basti un attimo per innamorarsi di qualcuno, ma è anche vero che non basta una vita per conoscere una persona.
Si dice anche che gli occhi siano lo specchio dell’anima e che sia facile capire se uno mente avendolo davanti, ma vi ricordo che i migliori bugiardi sono quelli che lo fanno guardandovi in faccia.
E allora perchè scegliere lo speed date per incontrare qualcuno?

Dall’indagine che ho effettuato i motivi possono essere diversi:

  • gli altri metodi non hanno dato i risultati sperati e si cercano nuove strade nella speranza di incontrare qualcuno che valga la pena conoscere;
  • Vincere la solitudine o la propria timidezza/ insicurezza nel conoscere un’altra persona. Agli speed date si va da soli e si è “costretti” a interagire con l’altro.
  • Non si ha il tempo o la voglia di “faticare” per incontrare qualcuno, e si sceglie questo strumento per massimizzare le possibilità di riuscita.
  • Curiosità

In una società che ha fatto dell’uso del tempo il metro di giudizio di ogni situazione, come si inserisce il bisogno crescente di conoscenza e interazione?
Se tre minuti è l’intervallo dentro il quale sparare le cartucce migliori per destare l’interesse dell’altro, come possiamo sperare di vivere una relazione a lungo termine senza cadere nella noia e nella superficialità?


Quando si parla di amore, c’è davvero un “tempo” da rispettare?