Sul
mio profilo Facebook, alla dicitura “lavoro” c’è scritto: apro stanze nella
mente con una sola chiave, la CURIOSITA’.
Mi
è arrivato un messaggio privato, molto carino fra l’altro, che si chiudeva con
questa frase: “Se dovesse avanzarti un’altra chiave, io la prenderei volentieri”.
Mi ha strappato un sorriso, non lo nego, ma allo stesso tempo mi ha acceso una
lampadina. Perché chiedi a me una chiave che in realtà tu hai già? E se non la
trovi più, dove l’hai messa?
Dentro
di noi non si perde mai nulla, è come una casa: nasconde ma non ruba. Eppure a
volte si perdono cose importanti di cui ci accorgiamo solo quando qualcuno ce
le ricorda.
Come
possiamo dimenticarci della curiosità? Cosa è successo dentro di noi che ha
spento uno degli interruttori del quadro generale? E come mai ci accorgiamo che
la centralina sta fondendo solo quando uno dei fusibili fondamentali è al
collasso?
Qui
non stiamo parlando di un numero telefonico scomparso dalla rubrica, del nostro
libro preferito che abbiamo prestato a non sappiamo più chi o del solito mazzo
di chiavi che uscirà di nuovo appena ne faremo uno nuovo, ma della nostra
curiosità, di quell’emozione che quando indossata ci spinge oltre, verso territori
inesplorati, verso parti di noi che non ricordavamo o sapevamo di possedere.
E
la curiosità, come i muscoli, la positività, la volontà, va allenata,
altrimenti si spegne, perde il mordente che ha e che permette di vivere una
vita sempre nuova e piene di sorprese.
Negli
ani ’90 c’era un gruppo inglese chiamato “Curiosità killed the cat”, e un
famoso adagio ricorda che “tanto va la gatta al largo che ci lascia lo zampino”,
nel senso che a volte la curiosità ci frega, ma questo solo quando non siamo
abituati a trattare con lei, quando cioè la facciamo avvicinare dopo tanto
tempo che la tenevamo lontana.
Se invece ne facciamo il condimento di ogni
momento, nuovo progetto, percorso di crescita e via dicendo, diventa la nostra
migliore amica, e ci permetterà di scoprire di noi tante di quelle sfumature
che non avremmo detto mai. Ci permette di conoscerci, e anche se sbagliamo e
ripetiamo lo stesso errore più di una volta perché vogliamo vedere se questa
volta andrà diversamente, non sarà mai tempo sprecato.
In
fin dei conti “è meglio pentirsi di aver fatto male che pentirsi di non aver
fatto”, dice un vecchio proverbio, e io sono in parte d’accordo.
La
curiosità ci mette in competizione con noi stessi, ci spinge a provare, ad
andare oltre i limiti che ci siamo imposti o che crediamo di avere ma che in
realtà non abbiamo, ci aiuta a scoprire il mondo, le opportunità a disposizione
di chi tenta, di chi è abbastanza coraggioso per andare a vedere cosa c’è dietro
la siepe.
La
curiosità è donna, si dice, e in un certo senso è così, perché il genere
femminile ha un giardino di emozioni molto più rigoglioso e vario di quello
maschile, e poi vi ricordo che fu Eva la prima donna a farsi guidare dalla
curiosità, con esiti un po’ discutibili ma questi sono dettagli.😉
In
ogni caso chi è curioso non invecchia mai, non smette mai di sognare e forse
non muore neanche mai…..come potrebbe altrimenti vedere cosa c’è dall’altra
parte??
#becurious
#behappy
#befree